Il futuro del lavoro
La natura umana è complessa e alle resistenze istintive al cambiamento si contrappongono forze progressiste. Sta di fatto che superate le difficoltà iniziali e conquistate nuove competenze è difficile tornare indietro; ecco perché il progresso è inarrestabile.
Franco Del Vecchio
Segretario CIDA Lombardia - lombardia@cida.it
Il duro lavoro del passato è stato gradualmente sostituito da attività cognitive. Cento anni fa il lavoro agricolo era rappresentato dalla zappa e dalla falce, mentre l’industria era caratterizzata dalla lima e dal martello. L’uso della forza prevaleva rispetto alle attività intellettuali. Il lavoro manuale e il dispendio di energie favorivano l’impiego della forza degli uomini rispetto alle donne.
Due secoli di rivoluzioni industriali hanno profondamente modificato il lavoro, sostituendo progressivamente le attività manuali con macchine e sistemi in grado di sostituire l’uomo nelle attività ripetitive e faticose. La produzione agricola e industriale per addetto è aumentata in cento anni grazie alle macchine sempre più sofisticate e “intelligenti”. La crescita dei servizi ha creato nuovi posti di lavoro e ha permesso lo sviluppo del sistema economico e sociale. Il focus si è spostato dalla produzione di derrate alimentari ai prodotti e servizi per il miglioramento della qualità della vita. Il lavoro è sempre più cognitivo e offre pari opportunità di impiego alle donne. Soddisfatti i bisogni primari c’è più tempo e interesse per la musica, la cultura, i viaggi che generano nuovi bisogni, nuovi business e nuovi lavori, sempre più cognitivi.
Negli ultimi 200 anni la vita dell’uomo e il lavoro sono cambiati più che nelle migliaia di anni precedenti. Non possiamo quindi pensare che il futuro del lavoro e della vita sarà come lo conosciamo oggi.
L’analisi dei cambiamenti avvenuti nell’ultimo secolo permette di delineare le prospettive del lavoro e i fattori che ne determineranno e condizioneranno l’evoluzione.
La globalizzazione e le comunicazioni favoriranno la polarizzazione nei territori che offrono contesti favorevoli e competitivi. Le istituzioni dovranno valorizzare i territori per attrarre capitale umano in grado di sviluppare imprese innescando il circolo virtuoso dello sviluppo.
L’aumento della produttività, per il crescente utilizzo dell’automazione in tutti i settori, sarà in grado di soddisfare i bisogni primari con minor impiego di lavoro umano, e potremo dedicarci ai nuovi bisogni della società in continua evoluzione. Dovremo dirigere l’evoluzione del lavoro perché nulla sarà come prima, e bisognerà avere il coraggio e la lungimiranza di rivedere il sistema scolastico, la formazione continua e i rapporti di lavoro.
Il lavoro sarà sempre più “umano”, sarà una scelta personale difficilmente “inquadrabile” in sistemi rigidi. Sarà una scelta individuale lavorare il minimo indispensabile per poter dedicare più tempo agli interessi personali, familiari, sociali, oppure sviluppare nel lavoro le proprie passioni. Non siamo tutti uguali e un’organizzazione sociale evoluta permetterà a ciascuno di esprimersi al meglio in un contesto di “Smart Working”. L’organizzazione del lavoro sarà sempre meno vincolante in termini di orari, presenza fisica nel luogo del lavoro, mansionari, … e sempre più focalizzata al riconoscimento del merito, del contributo al team e ai risultati dell’impresa.
La meritocrazia nei rapporti di lavoro costituirà sempre più il riferimento, rispetto alle ore lavorate, ai pezzi prodotti, ai servizi realizzati e al ruolo in azienda.
Il lavoro sarà sempre meno “fatica” e “travagiu”, sempre più realizzazione personale strettamente legata allo stile di vita che ciascuno sceglierà per sé.
Polarizzazione, evoluzione cognitiva del lavoro, meritocrazia, stile di vita, sono le basi per una visione positiva del lavoro del futuro, alla quale non possiamo rinunciare.
Clicca qui per la sintesi del convegno "Futuro del lavoro, lavoro del futuro" del 10/12/2019.
Clicca qui per accedere alla pagina CIDA e ascoltare la registrazione integrale del convegno.
01 febbraio 2020