Gli interventi al convegno “Siamo tutti lavoratori”

Milano 6 ottobre 2023 - le rappresentanze sindacali dei manager unite in CIDA, cui si sono aggiunti il Forum dei Pensionati, l’Associazione Magistrati in Pensione e l’Associazione dei Funzionari Prefettizi (SI.N.PRE.F), si sono date appuntamento per dire basta all’iniquità delle ultime iniziative nei confronti dei pensionati del ceto medio

Alberto Brambilla e Stefano Cuzzilla - Foto Sergio Frezzolini

Ilaria Sartori  

Redazione Dirigenti Industria
Una mattinata dedicata a fare il punto su quanto i contribuenti del ceto medio – e soprattutto i pensionati – stiano perdendo in termini di potere d’acquisto con gli ultimi “stop” voluti dal Governo. 

Due numeri su tutti: il 60% dell’IRPEF grava sul 13% dei contribuenti, ovvero su coloro che hanno un reddito (da pensione o da lavoro) superiore ai 35.000 euro. Tra questi i pensionati con assegni superiori a 2.250 euro che a causa della mancata rivalutazione stanno perdendo tra il 7.5 e il 9% del potere d’acquisto solo negli ultimi due anni

Dati allarmanti, più volte evidenziati da CIDA e dalle Federazioni che vi aderiscono, ma che a oggi rimangono inascoltati. 

Questo il punto di partenza di una mattinata che ha visto salire sul palco Stefano Cuzzilla, Presidente CIDA; Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali; Luca Perfetti, Partner Studio Legale Bonelli Erede with Lombardi; Domenico Criscuolo, Comitato Esecutivo Forum dei Pensionati; Giuseppe Pastore, Dirigente Sindacale Si.N.PRE.F; Enrico Pianetta, Responsabile Nazionale Seniores Forza Italia; e Tommaso Foti, Presidente Gruppo Fratelli d’Italia, Camera dei Deputati.

Il Presidente Stefano Cuzzilla ha introdotto l’incontro illustrando il significato del titolo dell’incontro - Siamo tutti lavoratori –:  non solo le istanze del management, ma di tutto il ceto medio, di quella fetta di popolazione sempre più assottigliata, che contribuisce però alla sostenibilità dell’intero Paese. In merito ai Senior numeri altrettanto significativi: in oltre un quarto di secolo le pensioni dei dirigenti - e di tutti color che hanno un reddito pensionistico superiore a 4 o 5 volte il minimo INPS - hanno subito 5 contributi di solidarietà e 10 blocchi perequativi, perdendo per sempre oltre 1/4 del potere d’acquisto“Se non siamo ancora scesi in piazza, è solo per senso del dovere e solidarietà verso chi davvero non ce la fa. È perché vogliamo essere costruttivi e arrestare il processo di impoverimento che sta colpendo il Paese, nessuno escluso”, ha commentato Cuzzilla, proseguendo poi “Il sistema previdenziale ed economico italiano non può attingere alle tasche dei 5 milioni di italiani che, in servizio o in pensione, pagano da soli il 60% dell’Irpef. Mentre tutti gli altri sono quasi interamente assistiti. La sostenibilità sta nel recupero deciso dell’evasione, che ormai viaggia a circa 100 miliardi ogni anno. E non può esserci sostenibilità senza l’ampliamento della base contributiva e assicurativa attraverso investimenti che favoriscano l’aumento delle nascite, l’estensione del lavoro femminile, retribuzioni più alte, il rientro dei giovani dall’estero e un’istruzione di qualità.  Oggi quindi siamo qui - conclude il Presidente - per dire basta a interventi iniqui e lanciare una petizione in difesa delle pensioni del ceto medio che spinga il Governo ad adottare provvedimenti strutturali e lungimiranti per una visione di Paese più equa e giusta”.

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A seguire Alberto BrambillaPresidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, afferma che ormai da troppi anni si sta assistendo a una deformazione del sistema previdenziale italiano che progressivamente trasferisce risorse dalle pensioni all’assistenza. “E gli interventi sulla perequazione automatica, vale a dire il meccanismo che consente di adeguare le pensioni all’inflazione, ne sono una riprova – prosegue Brambilla -: negli ultimi vent’anni si sono susseguiti svariati provvedimenti, spesso perfino in contraddizione tra loro ma, in linea di massima, accumunati dal principio secondo il quale le pensioni di importo superiore tendono a subire un meccanismo sfavorevole. Con il risultato di penalizzare proprio quella fascia di pensionati che, nel corso della propria vita attiva, ha dichiarato redditi pari o superiori a 35mila euro e versato contributi e imposte pari appunto a oltre il 60% dell’Irpef totale, oltre ai contributi sociali e alle imposte dirette. Tasse che, viceversa, i 6 milioni di beneficiari di pensioni fino a 2 volte il minimo sostanzialmente non pagano e che i percettori di prestazioni tra 2 e 4 volte il TM pagano in misura ridotta. Eppure, nonostante queste evidenze, la politica continua a pensare di “risparmiare” attraverso la mancata indicizzazione delle pensioni di importo medio-alto, trovando invece sempre risorse per l’ampliamento delle prestazioni assistenziali”.
Da qui la richiesta e la necessità – più volte illustrata e sottolineata – di separare il sistema previdenziale dal sistema assistenziale, per un più attento controllo della spesa di ciascuno dei due comparti; commistione che tra l’altro genera confusione fra i due sistemi facendo apparire la spesa pensionistica del nostro Paese eccessiva rispetto a quella di altri Paesi europei.

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Dopo l’eloquente presentazione di Alberto Brambilla è stata la volta di Luca PerfettiPartner Studio Legale Bonelli Erede with Lombardi, studio incaricato da CIDA per dare avvio a sette iniziative giudiziarie con lo scopo di richiedere che i giudici sollevino, in via incidentale, questioni di legittimità costituzionale in merito alle disposizioni dell’ultima Legge di Bilancio sul raffreddamento dei meccanismi perequativi delle pensioni.

“Sin dai primi interventi del legislatore in materia, infatti, la Corte ha avuto modo di pronunciarsi sulla legittimità costituzionale di meccanismi di blocco della perequazione pensionistica, fissando alcuni paletti all’azione del legislatore" commenta l’avvocato Perfetti "La Corte ha sancito che il richiamo alla «contingente situazione finanziaria» – che, in astratto, potrebbe legittimare eventuali tagli – non può sorreggere interventi così incisivi in assenza di qualsivoglia documentazione tecnica circa le attese maggiori entrate.  Ciò non esclude che si possa intervenire anche nel procedimento legislativo, stimolando il Parlamento/il Governo ad un intervento sul tema, oltre che proprio dinanzi alla Corte costituzionale".

E prima di lasciare spazio ai politici, la parola è passata a Domenico Criscuolo e Giuseppe Pastore

Criscuolo del Comitato Esecutivo Forum dei Pensionati ha ribadito l’importanza dei 3 temi fondamentali trattati negli interventi precedenti: la perequazione, con la presentazione degli effetti della sua mancata applicazione; la lotta all’evasione fiscale e la necessità della separazione di previdenza e assistenza, due entità diverse per natura che non possono però essere confuse. 

PastoreDirigente Sindacale SI.N.PRE.F (Associazione Sindacale dei Funzionari Prefettizi), ha richiamato tre parole chiave della Costituzione che rappresentano principi cogenti per il sistema pensionistico: la proporzionalità, definita dall’art.36, sulle retribuzioni in relazione al valore generato e quindi alle pensioni che la Corte Costituzionale considera retribuzioni differite; l’adeguatezza, art. 38 comma 2 della Costituzione, che ricorda l’importanza di tenere in considerazione il tenore di vita con l’adeguamento del potere d’acquisto e la ragionevolezza, art. 3 della Costituzione, che impone un equilibrio fra le risorse per preservare, appunto, il potere d’acquisto e la solidità della finanza pubblica. Nelle conclusioni ha quindi preso l’impegno di fare da portavoce delle istanze emerse nel corso dell’incontro.

È stata poi la volta dei politici, l’Onorevole Enrico PianettaResponsabile Nazionale Seniores Forza Italia, e l’Onorevole Tommaso FotiPresidente Gruppo Fratelli d’Italia Camera dei Deputati, che hanno inizialmente trovato una serie di obiezioni da parte della platea, che ha manifestato l’indignazione per il trattamento discriminatorio ricevuto.

Enrico Pianetta ha esordito richiamando la Sentenza 70/2015 della Corte Costituzionale con la quale quest’ultima ha dichiarato l’illegittimità del blocco della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici di importo superiore a 3 volte il trattamento minimo INPS per gli anni 2012/2013, sentenza cui i Governi succedutisi non hanno mai ottemperato. A tale posizione i Seniores di Forza Italia si sono opposti, sostenendo la necessità della perequazione anche per pensioni superiori a 4 volte il minimo.

L’On. Tommaso Foti ha espresso comprensione e solidarietà nei confronti dei manager che negli ultimi 25 anni hanno subito 5 contributi di solidarietà e 10 mancati adeguamenti, sottolineando come il merito e la responsabilità non siano variabili presenti o assenti a seconda del momento, ma siano una costante che deve costituire l’ossatura dello Stato. L’Onorevole ha inoltre illustrato come presso il Ministero del Lavoro sia stato istituito un Osservatorio – cui CIDA è stata invitata a partecipare - relativo alla distinzione tra previdenza e assistenza: la prima riguarda direttamente il mondo delle pensioni, mentre la seconda è legata al modello di welfare assistenziale. In chiusura, l'On. Foti ha assunto l’impegno di prendere in considerazione le istanze e le proposte di CIDA, proponendo alla Confederazione di essere parte attiva anche nei diversi Comitati parlamentari, e di segnalare la richiesta di poter dar voce ai manager presso i Ministeri.

 
In chiusura dei lavori, il Presidente Stefano Cuzzilla ha annunciato la piattaforma per la raccolta di firme per una petizione - che coinvolgerà CIDA ma anche molte altre Associazioni - che spinga il Governo ad adottare provvedimenti strutturali e lungimiranti per una visione di Paese più equa e giusta.
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