Jazz fusion

Da anni Giuliano Ceradelli ci aiuta a comprendere la musica jazz nella sua forme più svariate, a conferma di un interesse particolare per ogni movimento che si è creato e che si crea continuamente all’interno di questo genere musicale.

La sua capacità lo porta a scovare in siti che solo lui conosce brani e video che ci accompagnano durante tutti gli incontri. Pensavamo, avendo con lui attraversato tutta la storia del jazz, che sarebbe stato necessario ritornare a musica già sentita negli incontri. Non avevamo fatto i conti con la sua volontà di offrirci sempre cose nuove. 
Mario Garassino

La fusion è un genere musicale emerso alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso e ha raggiunto il suo picco negli anni Settanta e Ottanta. È un genere che combina e mescola nel jazz elementi di rock, R&B e funk. Prima di essere definito così, si chiamò “jazz-rock”, un genere musicale che rappresentava un tentativo di aggirare le convenzioni ritmiche del jazz, seguendo però vie diverse da quelle su cui si era istradato poco prima il free jazz, con le sue percussioni coloristiche e l’assenza di tempi regolari. Per questo nuovo genere si scelse infatti la direzione opposta, abbandonando l’elastica e oscillante interazione ritmica tradizionale in favore dei tempi tesi, rigidamente controllati e binari, tipici del rock. 
Il fenomeno musicale del “jazz-rock” ebbe origine in Europa, in particolare nel Regno Unito, per poi quasi subito riqualificarsi negli Stati Uniti e diffondersi nel mondo intero, trascinato dalla crescente popolarità internazionale di gruppi come i Beatles e incentivato dalla comparsa sul mercato di strumenti musicali basati su tecnologie innovative.
Infatti negli anni ’60 comparvero sul mercato nuovi strumenti musicali, tra i quali l’organo Hammond, diversi tipi di tastiere e chitarre elettriche, il piano elettrico, oltre che i più esoterici sintetizzatori. Fu la nascita anche del basso elettrico con un numero di corde variabile e una circuiteria (potenziometri e condensatori) che permetteva il controllo sul suono. Il basso elettrico, rispetto al contrabbasso tradizionale (double bass), poteva essere utilizzato per creare patterns ritmici più incisivi. Ciò portò ad innovare anche negli strumenti a fiato che, per competere in termini di volumi di suono con le sezioni ritmiche formate da chitarra elettrica, basso elettrico, tastiere e batteria, non solo vennero amplificati, ma il loro suono iniziò ad essere filtrato da banchi di effetti (riverbero, multiphonics, ecc.). Allo sviluppo del jazz-rock e alla sua trasformazione in quello che ora è chiamato “jazz fusion” molto si deve al geniale contributo di Miles Davis che, entrato in questa zona stilistica nella seconda metà degli anni Sessanta, diede un impulso fondamentale per almeno due decenni e segnò la fine del periodo in cui la Gran Bretagna dettò le regole di questo genere musicale. 
Per illustrare il fenomeno del jazz fusion si utilizzeranno, come di consuetudine, svariati esempi musicali in video, suddividendo l’argomento in quattro incontri, come da calendario sotto riportato.

Gli incontri si terranno in ALDAI sala Viscontea Sergio Zeme via Larga 31 – Milano

CALENDARIO
  • mercoledì 28 febbraio 2018 ore 17.30 
    Jazz Fusion 1
    Le origine del jazz-rock e il contributo di Miles Davis.
  • mercoledì 14 marzo 2018 ore 17.30 
    Jazz Fusion 2
    Altri importanti musicisti sulla scia di Miles Davis.
  • mercoledì 11 aprile 2018 ore 17.30 
    Jazz Fusion 3
    Dal jazz-rock allo “smooth jazz”.
  • martedì 8 maggio 2018 ore 17.30 
    Jazz Fusion 4
    1984 - La pulsazione urbana e il funk.

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