Legge di bilancio 2024
Penalizzazioni alle pensioni del ceto medio
Con la finanziaria del 2023 dello scorso anno
credevamo che il governo avesse raggiunto il
massimo delle penalizzazioni posti a carico
dei pensionati del ceto medio, anche perché, nel decreto approvato, aveva già previsto un taglio della perequazione della stessa
misura anche per il 2024.
Nel decreto di legge di bilancio 2024, inviato
alle camere per l’approvazione entro il 31 dicembre, si è arrivati addirittura ad un aggravio sulla percentuale di adeguamento della
perequazione, riguardante le pensioni oltre
10 volte il minimo, che sarà al 22% del valore
dell’inflazione del 2023.
La manovra ha avuto un impatto di circa 30
miliardi per il taglio del cuneo contributivo dei
lavoratori dipendenti, la riduzione aliquote Irpef, il taglio alla tassazione di tredicesime e
premi di produttività, il pacchetto welfare alle
famiglie, la riforma pensioni, l’aumento dei minimi pensionistici, la rivalutazione delle pensioni 2024 (fino a 4 volte il minimo), ecc.
Non si sono ascoltati le contestazioni che
CIDA ha presentato, durante gli incontri avuti
con vari esponenti governativi, ma neppure le
nostre proposte, che tendevano a migliorare
la situazione debitoria, per un serio impegno
a combattere l’evasione e l’elusione che ultimamente ha assunto livelli da 100 miliardi.
Il governo ha fatto “cassa” sulle pensioni
del ceto medio considerandole un semplice
“bancomat”.
Il 10 novembre CIDA, in audizione presso le
Commissioni congiunte del bilancio del Senato e della Camera, ha rappresentato ufficialmente le nostre osservazioni, contestazioni
e proposte sul decreto bilancio 2024 e ha
annunciato la presentazione in parlamento
di emendamenti in merito.
Come ricorderete
per i provvedimenti relativi al 2023 sono stati presentati 7 ricorsi giudiziari (vedi tabella
aggiornata al 7/11/2023) con i quali ci auguriamo di un esito da parte dei giudici di incostituzionalità con conseguente invio alla
Corte Costituzionale.
Lo studio Bonelli erede, che ci affianca in
queste cause, ha evidenziato vari profili di illegittimità costituzionale, quali:
- la pensione è una retribuzione differita,
- paletti non rispettati rispetto a indicazione della Corte in precedenti sentenze,
- non temporaneità limitata dei provvedimenti,
- motivazione di esigenza di bilancio non in ambito previdenziale,
- effetti negativi di trascinamento della penalizzazione,
- disparità di trattamento tra lavoratori dipendenti e pensionati,
- violazione del principio di universalità dell’imposizione tributaria.
Continua è la pubblicazione di articoli, incontri
e interventi in occasioni politiche e governative
atte a tenere vivo il problema ma soprattutto a
informare la pubblica opinione della situazione.
Di grande importanza la manifestazione
a Roma ove far partecipare la dirigenza tutta,
ma anche altre categorie colpite da questi
provvedimenti (chi ha pensioni oltre il 4 volte il
minimo INPS).
Sarà importante avere la condivisione della categoria in servizio.
Presentazione della petizione, con raccolta
di almeno 50.000 firme, con lo scopo di cancellare tagli futuri della perequazione e di far
approvare la divisione delle spese dell’INPS
tra Assistenza e Previdenza.
Chiaramente nei mesi prossimi del 2024 dovremo ripartire con i ricorsi relativi al provvedimento di penalizzazione riguardante i tagli perequativi per il 2024.
Vi terrò aggiornati sul proseguo.
22 novembre 2023