Riforme ferme al palo
Rinviate a novembre o al 2023?
Antonio Pesante
Associato Federmanager Friuli Venezia Giulia e componente del Comitato Nazionale Pensionati
Le riforme strutturali, che il nostro paese deve attuare, sono legate all’avanzamento del
PPRR concordato in ambito europeo ed ai
fondi del Next Generation EU che l’Europa ci ha concesso e che sblocca in stati di
avanzamento del programma concordato.
Qualcosa sino ad ora è stato fatto, si sono affrontati solamente alcuni aspetti della
riforma della giustizia, della concorrenza e
di quella del fisco, ma per le applicazioni di
questi decreti sono ancora in sospeso circa 400 decreti attuativi, come annunciato
il 30 agosto dal sottosegretario della Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.
Per altre riforme, quali quella pensionistica,
quella sanitaria o quella della scuola, si è
arrivati solamente a varie enunciazioni e a
uno o più incontri con le parti sociali.
La mancata fiducia al governo Draghi ha comportato le dimissioni dello stesso con il conseguente blocco di tutte le attività, ad eccezione di quelle di natura corrente. Il presidente del consiglio Draghi ha recentemente dichiarato che anche i decreti attuativi ancora da approvare dovranno essere firmati dal prossimo esecutivo; per cui di conseguenza tutte le riforme sono ferme al palo! Dobbiamo renderci conto che se le elezioni avverranno il 25 settembre, tra le operazioni di spoglio elettorale, l’incarico esplorativo per la costituzione di un nuovo governo, la ricerca di un governo che abbia la maggioranza e la riunione di Camera e Senato per la fiducia, si arriverà ad avere un governo operativo solamente verso novembre.
A quel punto il nuovo esecutivo si troverà una urgenza emergenza derivata dal documento di economia e finanza del 2023, dalla legge di bilancio 2023 e da altri documenti che devono essere approvati entro il 31 dicembre 2022 per evitare l’esercizio provvisorio.
Sulla base di queste considerazioni le riforme strutturali, ed i 400 decreti attuativi, saranno probabilmente rinviate al 2023, a quel punto il nuovo governo dovrà tener conto anche dei problemi della inflazione, dell’aumento del debito pubblico, della mancanza di materie prime e dei costi dell’energia che hanno gravato e/o graveranno sui conti economici dello stato.
Le riforme che interessano di più i pensionati sono quelle della previdenza, della fiscalità e quella sanitaria e su queste Federmanager con CIDA sarà presente in ogni consesso per illustrare le nostre priorità in merito. Seguiremo e appoggeremo ogni proposta, anche con l’apporto di esperti esterni, che ci porti ad una risoluzione equa e strutturale in merito.
21 settembre 2022