Gestione dei rischi e leadership

Qual è il legame tra leadership e rischio? Senza una guida competente, sensibile e lungimirante, la gestione dei rischi può risultare non pienamente governata e l’azienda, l’organizzazione o il progetto in balia degli eventi.

Roberto Maggi

Managing Partner PK Consulting  - roberto.maggi@pkconsulting.it
Il rischio come opportunità di business implica, come abbiamo già visto nei precedenti articoli, che ci sia consapevolezza aziendale e competenza in tutti i livelli, ognuno per il proprio ruolo; le competenze, infatti, servono per contenere i rischi. 

Insieme a questi elementi, ce n’è un altro che concorre a permettere che la gestione del rischio sia governata correttamente e sempre monitorata, ovvero la capacità di leadership di chi gestisce i processi, di che ha il comando dell’azienda o dell’organizzazione o anche semplicemente di un progetto.

Anche questa tematica è stata affrontata durante la tavola rotonda sulla gestione del rischio, in particolar modo, insieme ad Alberto Grando, Ordinario del Dipartimento di Management e Tecnologia presso l'Università Bocconi, Dean della SDA Bocconi School of Management, Prorettore per l’Attuazione del Piano Strategico presso la stessa Università.

Chi è un leader? Per raccontarci questa tematica, il professor Grando ha parlato di leader saggio, ovvero di leader pragmatico che costruisce la sua autorevolezza e la sua saggezza sulla professionalità, sull’esperienza e sulla capacità di lavorare con le persone, intendendola, quindi, come buon senso in dosi non comuni.
Il leader saggio sa discernere il bene, ha una forte scala valoriale e, avendola ben impressa nella propria mente, riesce a fare ciò in cui crede. Non si discosta mai da essa, non scende a compromessi, ma condivide e infonde i valori al suo gruppo di lavoro o all’azienda di cui è a capo.

Il leader saggio sa cogliere l’essenza, ovvero ha capacità di visione, di vedere oltre l’ordinario, ma anche, e soprattutto, ha la forte capacità di saper concretizzare questa sua lungimiranza. Thomas Edison diceva: “Vision without execution is hallucination”. Essere visionari senza fare i conti con la realtà e senza saper tradurre in azione è semplicemente sognare.

Il leader è anche una persona capace di creare contesti condivisi, ingaggia il team e per esso si compromette, ovvero si spende per le sue persone, le forma, le informa e le stimola a crescere, a seguire gli obiettivi. Il peso della responsabilità è suo, se ne fa carico, ascolta tutti, ma poi decide da solo (la solitudine del comando di cui parlava spesso Sergio Marchionne nei suoi speeches) e agisce con determinazione.

C’è poi un’altra caratteristica interessante che contraddistingue un leader e che è stata più volte citata e sottolineata durante la tavola rotonda, ovvero il saper esercitare il potere politico. 
Il potere è un tema sempre molto delicato, ha sfumature e accezioni a volte negative, lo si associa a poltrone o ad atteggiamenti di imposizione e chiusura. Avere potere è un’ambizione del leader, ma è sana ed è essenziale: in questa accezione significa agire ed essere al servizio delle proprie persone e dell’organizzazione per cui si lavora. Infatti il potere politico è ricco di doveri, prima che di diritti, e il dovere principale è nei confronti del proprio team. Su questo argomento, sempre Sergio Marchionne diceva (e la troviamo un’affermazione emblematica): “io ho due diritti: scegliere le persone con cui lavoro e scegliere i valori dell’azienda. Il resto sono doveri”. E perché i diritti sono così importanti? Perché diventa rischioso a 360° non confrontarsi con concetti normativi e valoriali.
Questa proposta dal professor Grando è una descrizione molto interessante del leader e declinandola nel mondo della gestione dei rischi, queste caratteristiche assumono ancora di più un’importanza elevata, direi quasi strategica.
Un’azienda con una leadership forte e positiva ha sicuramente più sensibilità anche verso tematiche delicate e assai faticose come quelle del presidio dei rischi. Lo scopo di ogni realtà aziendale, infatti, è quello di incrementare il valore e gestire i rischi creandone cultura per prevenire gravi conseguenze (economiche e reputazionali come già illustrato nei precedenti articoli).
Chi tiene il timone indirizza la barca, deve conoscere il vento e il mare per poter raggiungere la meta, deve essere competente e avere esperienza, con l’arroganza e la supponenza non potrebbe mai affrontare il viaggio. In più deve essere punto di riferimento per il proprio equipaggio, deve saper dare indicazioni e compiti precisi, deve saper ascoltare i suggerimenti e i pareri.

Così vale anche per chi guida un’azienda o “semplicemente” un progetto: conoscere, guidare, formare, capire e decidere. Se un leader non ha ben in mente l’obiettivo aziendale, la sua mission e i suoi valori, non è in grado di condurre, di dare la rotta; così come se non conosce le sue persone, con i loro pregi e i loro difetti, non sarà mai in grado di utilizzare appieno le loro competenze e magari anche sfidarli con richieste di performance fuori dalla loro area di comfort. Più le persone sono competenti e più la gestione dei rischi è governata e la possibilità di commettere illeciti e reati si abbassa notevolmente. 
Il leader ha sempre ben chiaro che la formazione continua delle persone è fondamentale e continua ad investire. E anche in questo caso ha la capacità di gestire il rischio che collaboratori altamente competenti possano poi andare per altre vie, scegliere di lasciare l’azienda per cui lavorano. Sul fronte della gestione del personale, il vero leader si misura per la sua capacità di “(…) crescere persone migliori di chi le ha formate” (sempre Sergio Marchionne).

L’ultima annotazione emersa durante la lunga chiacchierata con il professor Grando, anche a margine di uno scambio di battute con la platea, è stata il sottolineare un’altra caratteristica, o meglio una virtù del leader: l’umiltà. Essere umili non significa essere incapaci o incompetenti, anzi è quella dote che consente di rifuggire la superbia e la sopraffazione, atteggiamenti che annebbiano la vista e non permettono la visione strategica su persone, obiettivi e rischi, di business, personali e reputazionali.

Quindi qual è il legame tra leadership e rischio? Senza una guida competente, sensibile e lungimirante, la gestione dei rischi può risultare non pienamente governata e l’azienda, l’organizzazione o il progetto in balia degli eventi.

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