Manager, dal cambiamento al cambiaMente

In un contesto in evoluzione continua non è pensabile tornare indietro ed è importante aprire la mente alle opportunità di cambiamento

Claudio Saporito

Sales Director di Intoo
"Il cambiamento richiede un nuovo approccio al business e quindi un nuovo mindset da parte di tutti: imprenditori, manager e dipendenti".

Dall’inizio del lockdown a oggi abbiamo sentito questa frase innumerevoli volte, ma la cosa che dobbiamo fare ora con urgenza è passare dalle parole ai fatti. Già perché in Italia siamo abili a creare slogan, ma fatichiamo non poco a passare dalla teoria alla pratica.

Il terremoto provocato dal Covid-19 nel mondo del lavoro ha portato un grande cambiamento di cui, finora, abbiamo visto solo l’inizio. Adesso però quello che serve per guidare con profitto il futuro che ci spetta è un cambiamento di mentalità di manager e imprenditori che, in tempi di smart working, devono compiere un importante passo in avanti: passare dall’essere capi, con sistemi di controllo in azienda, presenza e orari, a smart manager con un sistema basato sulla fiducia, obiettivi chiari e risultati. Insomma è necessario acquisire quelle abilità necessarie per gestire in modo differente le persone e coordinare i team di lavoro da remoto.

In questo contesto la capacità di relazione dei dirigenti diventa una delle leve strategiche più importanti - ancor più delle soluzioni organizzative - per gestire i lavoratori a distanza, coordinarli, farli sentire parte di una squadra.
 

Giù dal piedistallo, per uscire dalla crisi servono le capacità di tutti

Lo smart working, per funzionare e contribuire al successo delle nostre organizzazioni, ha bisogno di manager e dirigenti umili, capaci di rinunciare al potere della scrivania per lavorare fianco a fianco con i membri dei loro team, comunicando in modo chiaro e diretto con i collaboratori e motivandoli. Il che significa anche dare e ricevere feedback, sia positivi che negativi. Elogiamo i nostri colleghi quando dobbiamo farlo e discutiamo con loro sulle cose che non vanno bene. Non con l’intento di rimproverare, ma con l’intento di migliorare. Il miglioramento deve diventare la nostra ossessione.

Facciamo largo alla cultura dell’errore

Migliorare significa sbagliare, analizzare l’errore per superarlo e andare oltre. Introdurre la cultura dell’errore in azienda, quindi, vuol dire dare fiducia ai collaboratori e dire addio al controllo, ancora molto radicato, nelle nostre aziende, soprattutto nelle PMI.

Due sono le parole chiave che ci devono accompagnare in questa delicata fase della ricostruzione: condivisione e fiducia. Per anni abbiamo letto su riviste e pubblicazioni di management che l’uomo deve tornare al centro delle strategie di dirigenti e aziende che guardano a un futuro di lungo periodo, ma per anni nulla è cambiato presi come eravamo a gestire le emergenze, la quotidianità, la produttività. Ora però è arrivata l’occasione giusta per voltare pagina davvero.
 

Valorizziamo le risorse interne

Consentire l’errore significa anche valorizzare il personale interno all’azienda così come la capacità di gestire coralmente competenze diverse. Oggi nelle nostre aziende lavorano fianco a fianco generazioni diverse, che spesso non interagiscono tra loro. Non si scambiano informazioni utili, non collaborano.

Da un lato ci sono i senior (molti dei quali occupano posizioni manageriali), con competenze acquisite nel corso degli anni, che sono anche il frutto dell’esperienza, e dall'altro i cosiddetti junior, che il corredo di conoscenze se lo devono costruire.

I primi mostrano una certa diffidenza nei confronti dei secondi, che a loro volta vogliono bruciare le tappe, non sono disponibili a fare gavetta. Siamo in un contesto che non facilita lo scambio generazionale di competenze.

Un manager smart deve promuovere questi scambi culturali intergenerazionali che tra le altre cose potrebbero anche aiutare a colmare il digital gap.

L’importante è muoversi e non perder altro tempo prezioso. Perché come diceva John Fitzgerald Kennedy: Cambiare è la regola della vita. E quelli che guardano solo al passato o al presente, certamente perderanno il futuro.

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