Il Simbolo

Federmanager: chi siamo e dove vogliamo andare?
La centralità del rinnovo contrattuale

Giuseppe Colombi

Consigliere ALDAI-Federmanager e componente del Comitato di redazione Dirigenti Industria

Da cultore estivo della lingua neogreca, chi scrive queste note è sempre rimasto colpito dal fatto che nell’idioma ellenico la parola “simvòleo”, che vuol dire “contratto”, è quasi la stessa di “sìmvolo”, che ha lo stesso significato del corrispondente italiano, simbolo, appunto.

Verrebbe da dire che possiamo ispirarci alla lingua dei greci: per i dirigenti italiani e la loro organizzazione sindacale la parola “contratto” si apparenta al “simbolo” e il contratto nazionale ne diventa emblema.
Per Federmanager, dunque, appare evidente la valenza simbolica del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei Dirigenti d’Industria, la nostra categoria. 

Sono ormai oltre vent’anni, da quando una Presidente confindustriale scrisse per “ringraziare” di un rinnovo contrattuale abbastanza controverso, che la rinegoziazione triennale del principale documento che disciplina il rapporto di lavoro dirigenziale si è trasformata in una penosa ritualità che nulla di utile porta alla categoria, limitandosi più che altro a manutenzioni sostanzialmente estranee al contenuto salariale. 

Il risultato è che il CCNL Dirigenti Industria ha perso di rilevanza e di peso: ma così è diventato evidente che la condizione dirigenziale non ha più, agli occhi delle generazioni più giovani, quell’attrattiva e quell’immagine di passaggio professionale essenziale che rivestiva fino ad alcuni anni fa.

Sia consentito rilevare che, in questo, grande responsabilità è ascrivibile a una controparte datoriale non certo lungimirante, che ha cancellato del tutto l’ispirazione e il collegamento con culture aziendali forti e autorevoli, capaci di far crescere e valorizzare in modo riconoscibile il merito e l’impegno individuali. 
Meglio dunque, pensano i giovani, rimanere sotto la tutela, parziale ma non ancora scomparsa, di cui dispongono i quadri. Della progressiva irrilevanza della dirigenza sembra che alcune aziende e la loro organizzazione si rallegrino, nell’illusione priva di respiro strategico di “contenere i costi del lavoro”. 

E invece, sia chiaro, il costo di un rinnovo del contratto che riconosca ai dirigenti la perdita di reddito degli ultimi anni, per ammissione comune anche alla controparte, non ha sostanziale incidenza sul costo del lavoro. Riconoscere alla dirigenza il recupero dell’inflazione non peserebbe sui costi aziendali globali che per un ammontare irrisorio: quello che si vuole mettere in discussione è solo il potere negoziale della Federazione.

Ma se questo è lo spirito di rivalsa che inquina le trattative, con la dirigenza industriale che tende a trasformarsi in “carne da cannone”, non ci si deve poi stupire di un declino nazionale sempre più evidente.
Dimenticare che una dirigenza capace, motivata e persino fedele costituisce un patrimonio aziendale intangibile ma essenziale, potrebbe essere segno di una evidente mancanza di visione.

Per esempio, è opinione condivisa che i giovani tendono a prediligere l’estero, dove trovano percorsi professionali più rapidi e incentivanti: come non rilevare che, a fronte di un costo del lavoro che percentualmente pesa sempre meno sulla produzione, l’italica compressione retributiva accelera il declino, invece di contrastarlo? 

Anche la nostra Federazione non è esente da responsabilità: nella discussione per riformare lo Statuto federale sembra prevalere la tendenza a eliminare dai testi il riferimento al termine “sindacale”, preferendo più nebulose formulazioni, parlando genericamente di “associazione”, aprendo l’iscrizione territoriale anche a persone che dirigente non lo sono mai state; è  lecito pensare che forse dobbiamo davvero interrogarci sul futuro che ci stiamo prefigurando. 
 
Il CCNL dei dirigenti rimane il documento essenziale attorno a cui si impernia tutta l’azione federale: è  tempo, se mai l’avesse perduta, di ridargli la centralità che merita.

Terminiamo con una nota di ottimismo: al momento in cui scriviamo (siamo a metà esatta dell’anno) forse per la prima volta dopo due decenni, la negoziazione contrattuale si sta svolgendo in modo non formale e senza timori reverenziali nel porre sul tappeto la questione retributiva. In queste settimane si negozia sul serio.
La nostra delegazione, in cui Milano gioca un ruolo essenziale, sembra determinata a non accettare, come avvenuto in un recente passato, soluzioni deludenti, se non addirittura offensive. 
Ad essa, alla cui azione è legata la nostra stessa sopravvivenza come organizzazione, deve andare tutto il nostro supporto, il nostro apprezzamento e, speriamo, la nostra gratitudine per i risultati che saprà portare

Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.