Bene il Governo che "ci ripensa" sulle spese mediche.

Abolire le detrazioni sulle sulle spese mediche dei redditi elevati e quindi dei dirigenti equivale all'ennesimo aumento delle tasse. Migliaia di euro per le famiglie con problemi di salute o che hanno bisogno del dentista. Basta tassare i tartassati.

«Apprezziamo l’intervento con cui il governo ha deciso di cancellare la stretta sulle detrazioni Irpef per le spese sanitarie per chi ha redditi superiori a 120 mila euro, originariamente prevista nel D.d.l. Bilancio 2020, accogliendo le richieste di Federmanager e delle altre organizzazioni di rappresentanza del management», dichiara il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla, a commento del pacchetto correttivo alla Manovra presentato ieri dai relatori della maggioranza.

Si tratta del sub-emendamento presentato ieri in commissione Bilancio del Senato che opera un’ulteriore sforbiciata di oltre un miliardo di euro alle tasse inizialmente introdotte nel testo della Manovra e che si aggiunge al maxi-emendamento già proposto la settimana scorsa, mettendo ordine al gravoso carico fiscale originariamente programmato dal D.d.l. Bilancio.

«Da parte nostra avevamo chiesto un intervento emendativo finalizzato a sopprimere interamente la riduzione delle detrazioni per i redditi oltre i 120 mila euro l’anno», puntualizza Cuzzilla, «proprio perché esse riguardano anche le spese sanitarie e la scuola per i figli, colpendo in tal modo il welfare familiare e gravando ancora una volta sulle categorie che già contribuiscono in maniera preponderante al gettito Irpef».

«In Italia le imposte dirette le paga il 40% della popolazione, mentre il 60% non solo non le paga ma è anche totalmente a carico della collettività, a partire proprio della spesa sanitaria”, ricorda il presidente di Federmanager.

«Per questo non possiamo ritenere sufficiente la correzione sulle detrazioni delle sole spese sanitarie. Occorre invertire l’impianto degli interventi, facendo pagare le tasse a chi le evade e alleggerendo la pressione fiscale su chi già contribuisce sensibilmente alla sostenibilità dei conti pubblici, non senza sacrifici».

Citando alcuni articoli di stampa, Cuzzilla aggiunge: «Il presidente Mattarella ha condannato in modo molto netto il livello di evasione fiscale che affligge il nostro Paese. Questa “indecenza fiscale” risulta certificata nei numeri dell’evasione, ormai a quota 119 miliardi di euro, così come, per un inaccettabile contrappasso, in un meccanismo di prelievo che strizza il portafogli dei soliti noti, coloro che pagano le tasse e le pagano altissime».

«Come avvenuto anche per la tassazione sulle auto aziendali, si tratta di un ulteriore riconoscimento della fondatezza delle nostre proposte e della nostra azione di pressione istituzionale il cui obiettivo – conclude il presidente –  è quello di impedire che per ragioni di cassa si penalizzino sempre i soliti contribuenti: che si continui a tassare chi è già tartassato».
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