Sveglia Europa, si riparta dalla manifattura e dalle imprese private industriali

L’Europa deve cambiare marcia. Occorre agire su più fronti: prezzi dell’energia, sburocratizzazione, reperimento materie prime, credito a sostegno alle imprese.

Daniele Damele  

Presidente Federmanager Friuli Venezia Giulia e Segretario CIDA FVG
La crescita economica prosegue nel 2025 a ritmi moderatamente inferiori rispetto al 2024 con ampie differenze regionali e settoriali. In USA registriamo una sovra-performance grazie allo stimolo fiscale e a vari fattori che riguardano l’offerta.

Trump ha provocato uno shock allo scenario centrale con un impatto positivo su inflazione USA, ma più incerto a certamente asimmetrico sulla crescita.

L’inflazione in Europa sta calando in forma molto graduale dopo lo stallo di fine 2024 e si attesta sul 2%. Rallentano i tagli dei tassi Fed, ma, fortunatamente, non quelli della Bce attesi verso il 2%. Nel mondo intero si registrano ripercussioni globali derivanti dalle politiche commerciali e fiscali USA. Le guerre commerciali sono, inevitabilmente, il rischio principale per la crescita mentre si registra una pressione sui rendimenti governativi dalla necessità di finanziamenti del debito pubblico.

Stante gli annunci di Trump si rende necessario, inoltre, compensare l’impatto sfavorevole dei dazi su inflazione e crescita con de-regulation, calo del prezzo del petrolio, estensione del taglio delle tasse al fine di contenere il rialzo dei tassi a lungo termine e indebolire il dollaro. I dazi sono uno strumento negoziale, ma anche fonte di entrate fiscale e riequilibrio del manifatturiero.

In Europa il recupero dei redditi reali non si è tradotto in aumento dei consumi come previsto dalla Bce. Il risparmio in Europa è elevato, strutturalmente superiore al pre-Covid diversamente dagli States e da altri Paesi avanzati. I risparmi in eccesso sono stati spesi e investiti solo in parte grazie a elevati rendimenti. L’alto risparmio europeo può dare la necessaria spinta agli investimenti sia diretti all’estero sia domestici rappresentando un terreno negoziale verso gli Usa. Un Paese con elevato tasso di risparmio, come l’Italia e il Nordest in particolare, deve avere a compensazione un alto tassi d’investimento oppure un saldo positivo della bilancia commerciale.

Negli States rileviamo un generale recupero del comparto manifatturiero con un netto miglioramento rispetto al 2024 mentre in Europa il settore permane sotto la soglia d’invarianza. Resilienza, invece,  può essere l’aggettivo giusto per il settore dei servizi.
Daniele Damele

Daniele Damele Presidente Federmanager FVG Segretario CIDA FVG

L’Europa deve cambiare marcia, è suonata una sveglia che deve essere recepita. Occorre puntare decisamente su manifatturiero e imprese private, specie industriali. Occorre agire su più fronti: prezzi dell’energia, sburocratizzazione, reperimento materie prime, credito a sostegno alle imprese, in particolare alle PMI. La manifattura va difesa e sostenuta.

Gli Stati Uniti sono un importante mercato di sbocco per le vendite all’estero del Nordest. I settori chiave della manifattura sono macchinari e apparecchi, prodotti in metallo, tessile. Il peso della domanda americana sul surplus commerciale è determinante. La speranza è che si possa arrivare a una mediazione fra gli Usa e l’Europa che deve restare unita, al di là delle fughe in avanti di Macron, per essere attore protagonista ed emanare misure adatte in tempi ravvicinati.

Se, nonostante i tentativi di mediazione, la guerra commerciale tra le America ed Europa dovesse davvero esplodere, sarà necessario trovare nuovi mercati per le merci del Nord Est ed evitare che l’attuale stagnazione economica si avviti e diventi recessione vera e propria. Si guardi a Brics e Cina., Arabia Saudita ed Emirati, Paesi che hanno sicuramente importanti disponibilità economiche.

La politica deve muoversi subito a favore della manifattura nazionale e del Nordest. C’è la possibilità di realizzare e favorire una stagione di progresso e crescita puntando a un operoso benessere. Meno polemiche, quindi, e più azioni comuni in un’ottica di cultura manageriale e imprenditoriale.