La Digitalizzazione diventa un’urgenza
"Ci saranno solo due tipi di imprese nel XXI secolo: quelle digitali e quelle che non esisteranno più" (cit. Bill Gates)
Sara Cattaneo
Associata ALDAI-Federmanager e componente del comitato di redazione Dirigenti Industria
La trasformazione Digitale è già da tempo ormai uno dei protagonisti indiscussi della cosiddetta Industria 4.0.
Il mondo a cui apparteniamo infatti, sempre più globale e costantemente connesso, già da qualche anno sta evolvendo nella direzione del digitale, per poter rispondere alle esigenze legate alla disponibilità immediata dei dati, al bisogno di comunicare su scala globale e ai ritmi sempre più veloci della società in cui viviamo.
Cosa c’è dunque di diverso adesso? Cos’ha a che fare una pandemia globale con il processo di digitalizzazione già in corso?
La differenza sta nel grado d’urgenza con cui ora abbiamo bisogno del supporto digitale, e nella necessità di calarlo in tutti i livelli della realtà aziendale e della quotidianità.
La digitalizzazione ora rappresenta una priorità.
Aree importanti di applicabilità
Oggi ci troviamo in una situazione senza precedenti, a detta di chiunque la più difficile dal secondo dopoguerra, una situazione che colpisce tutti: grandi multinazionali e piccole/medie imprese, industria, commercio e altri settori, Italia e resto del mondo.
In questi ultimi due mesi, con riferimento agli eventi drammatici legati al Covid-19 e all’analisi delle possibili cause di un contagio così dilagante, si è parlato davvero di tutto: si è tornati a mettere il focus sull’inquinamento, sulla deforestazione, sul cambiamento climatico, ecc... e di conseguenza sulla necessità di operare, anche durante le prossime fasi, con un occhio di riguardo verso queste importanti tematiche, al fine di prevenire o per lo meno arginare il più possibile altre future tragedie.
Ed ecco che in questi macro-temi di importanza globale la Digitalizzazione ricopre un ruolo importante, e d’ora in avanti probabilmente lo farà ancora di più; pensiamo a qualche banale esempio: abbiamo notevolmente diminuito l’abbattimento degli alberi da quando archiviamo dati digitali sui PC invece di stampare documenti cartacei; siamo tornati a respirare aria pulita da quando le persone lavorano in smart working invece che spostarsi in ufficio; la terra è tornata a mostrarsi meno inquinata nelle immagini satellitari da quando la gente comunica attraverso videochiamate invece che salire continuamente su aerei, ecc...
Viene quindi da pensare che l’imminente futuro riserverà un ruolo ancor più da protagonista alla trasformazione digitale, alla quale probabilmente si guarderà anche come ad uno degli strumenti per limitare il rischio di nuove pandemie.
I progetti visionari delle grandi aziende contrapposti all’approccio delle piccole/medie imprese
Prima di questa situazione d’emergenza che stiamo vivendo, la rivoluzione digitale, seppur già in atto, rappresentava il simbolo di una capacità d’investimento riservata soprattutto alle aziende più tecnologiche, moderne e visionarie, che facevano da traino nel contesto digital.
Se volessimo pensare in grande, potremmo citare per esempio il progetto del quartiere-smart a Toronto, opera di una grande azienda americana, che basato proprio sulla trasformazione digitale punta a creare un quartiere ecosostenibile ed energeticamente autosufficiente, concetto che si collega perfettamente con le grandi tematiche sopra citate.
Rimanendo invece in un contesto a tutti noi più familiare, possiamo pensare alla trasformazione della grande distribuzione, che negli ultimi anni ha puntato sempre di più sugli acquisti eseguiti attraverso piattaforme online, consentendo alla gente di limitare gli spostamenti necessari e sopratutto di risparmiare la risorsa più preziosa: il tempo (e spesso anche soldi attraverso le economie di scala).
Ma se da un lato le grandi imprese investono ormai da tempo nella trasformazione digitale, diversa è la situazione di molte piccole aziende locali, che fino ad ora hanno guardato a questa evoluzione spesso con un po' di scetticismo, preoccupati forse di non avere ancora maturato le competenze necessarie per gestirne la complessità, o di dover sostituire il contatto umano con uno schermo, o forse semplicemente non ci hanno prestato la dovuta attenzione, esattamente come le discussioni su inquinamento e riscaldamento terrestre sono state fin qui rimandate anche dai più grandi governi.
...ma ora non si può più rimandare
Se c’è una cosa che questa pandemia ha insegnato a tutti è che i sistemi digitali non rappresentano un pericolo, bensì un validissimo strumento al servizio di tutti noi: pensiamo alle videochiamate che hanno permesso ai nostri nonni di non sentirsi soli in questo momento di isolamento, a tutti i lavoratori che hanno potuto continuare a lavorare grazie allo smart working, ai beni di prima necessità ordinati online ai supermercati, ecc.
Se vogliamo davvero ripartire, durante le prossime fasi di quest’emergenza, dovendo convivere ancora per chissà quanto tempo con limitazione di spostamenti e distanziamento sociale, non c’è scelta: anche le piccole realtà dovranno attrezzarsi quanto prima per poter far fronte alle nuove esigenze... dovranno investire su piattaforme digitali per lo scambio di informazioni con clienti e fornitori, dovranno potenziare gli strumenti per il lavoro-agile, dovranno sviluppare tools per la previsione e la gestione del rischio della propria supply chain, dovranno costruire interfacce digitali per la gestione e il pagamento delle fatture attraverso programmi finanziari di factoring, dovranno limitare gli incontri vis-a-vis potenziando le comunicazioni su piattaforme e social media, ecc.
Del resto, come diceva Bill Gates tempo fa: “Ci saranno due tipi di imprese nel XXI secolo: quelle che sono su internet e quelle che non esisteranno più”.
01 giugno 2020