L’antica roccaforte di Liutprando fa da vedetta tra Lodigiano e Pavese

Il castello Procaccini di Chignolo Po

Immerso nella tipica pianura lombarda, mantiene intatta nei secoli la sua maestosità e la sua imponenza: è il castello Procaccini di Chignolo Po. Un tempo Cusani – Visconti, ora è di proprietà della famiglia Procaccini che con passione e dedizione si opera per conservare lo splendore dell’antico maniero. 
“Questo non è solo un castello – spiega Rosa Procaccini – ma è un complesso monumentale. Accanto alla residenza, infatti, si trovano il borgo con una corte nobile e una rustica, due grandi edifici e il vasto parco impreziosito dalla presenza di una tea house. È l’unico esempio della nostra Regione di una struttura cosi articolata”.

La tradizione narra che sia stato il re longobardo Liutprando a identificare in questa area una roccaforte sicura, poiché si potevano controllare gli spostamenti dei nemici provenienti dal Po e quelli nascosti sulle colline di San Colombano, e oltretutto rappresentava un’importante via di passaggio, data la vicinanza della via Francigena, utilizzata dai pellegrini per dirigersi a Roma. Nel IX secolo, Chignolo fu concesso in beneficio da re Berengario ai monaci Benedettini di Santa Cristina, il vicino monastero di fondazione longobarda, che scelse come feudatari stabili la famiglia milanese dei Pusterla.
Dopo lunghe contese tra questi ultimi e i Visconti, il feudo è passato infine dal 1486 alla nobile famiglia Cusani che agli inizi del ’700, mediante la sapiente mano dell’Arch. Giovanni Ruggeri, su richiesta dell’allora proprietario Cardinale Agostino Cusani Visconti ambasciatore del Papa presso la Repubblica di Venezia, ridisegnò i confini della rocca trasformandola in reggia.
Gli affreschi del salone delle feste, i rimaneggiamenti barocchi della facciata e il colonnato in pietra di Baveno portano l’immaginazione a ricreare gli scenari dell’epoca, con centinaia di invitati che danzano e pasteggiano tra un ricevimento e l’altro. E queste mura mantengono i segreti di personalità d’eccellenza come Francesco I d’Asburgo e Napoleone Bonaparte.
“È emozionante sapere che personalità di così grande rilievo sono state ospitate nelle nostre stanze – commenta Rosa Procaccini –. Per chi ama l’arte e vive di cultura il solo calpestare questi pavimenti mette i brividi. Sono fiera e orgogliosa di esserne la proprietaria per il valore storico che porta in sé questo castello”.

Nel cuore del grande parco si erige la Tea House, simbolo del tradizionale giardino all’italiana realizzato tra il Seicento ed il Settecento, caratterizzata da un grande arco che collega i due templi alle estremità con il terrazzetto che si affacciava su un piccolo laghetto di cui però oggi rimangono solo le fondamenta.
Ma la vita di corte dell’epoca non era solo fatta di banchetti e ricevimenti: nei sotterranei della dimora è possibile infatti visitare l’antica cucina e le vecchie cantine con le volte in pietra in cui la servitù si affannava per esaudire i desideri più impensabili della nobiltà. Oggi è sede del Museo Lombardo del Vino. Insomma una piccola Versailles che non teme il passare degli anni.

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