Dallo Smart Working al new normal
Il web talk del Gruppo Giovani è solo il primo di una lunga serie
Ali Berri
Coordinatore Gruppo Giovani ALDAI-Federmanager
Lo Smart Working è ormai entrato nella quotidianità degli italiani ed è destinato a rimanerci: al termine dell'emergenza, l’Osservatorio dedicato della School of Management del Politecnico di Milano stima che i lavoratori agili, che lavoreranno almeno in parte da remoto, saranno complessivamente 5,35 milioni. Per adattarsi a questa "nuova normalità" del lavoro il 70% delle grandi imprese aumenterà le giornate di lavoro da remoto, portandole in media da uno a 2,7 giorni alla settimana, e una su due modificherà gli spazi fisici.
Delle conseguenze dello Smart Working e di come cambierà il modo di concepire il lavoro ne abbiamo ampiamente discusso nel corso di “Ambizione Manager – storie di eccellenza”, il web talk che si è svolto a novembre con i giovani manager che si sono distinti nel corso del contest federale “Premio Giovane Manager”: con loro, esempi di eccellenza e merito, insieme all’analista indipendente Enrico Verga, abbiamo fatto un’interessante chiacchierata che ha visto sul tavolo esperienze dirette, gestione manageriale di altissimo livello e prospettive strategiche e future.
La diffusione dello Smart Working negli ultimi mesi sta avendo un forte impatto sulle abitudini e sui conti economici dei lavoratori di tutto il mondo. Essendo però una pratica relativamente nuova per la maggior parte dei dipendenti e delle aziende, rimangono ancora da chiarire i vantaggi e gli svantaggi per le parti coinvolte.
Di seguito una sintesi degli interventi dei manager protagonisti del web talk a cui è stato chiesto di condividere una loro riflessione in merito allo scenario del lavoro del futuro: “come si svilupperà la gestione del lavoro evolvendosi da lavoro a tempo a lavoro per obiettivi? Come impatterà questo sul concetto di meritocrazia in ambito aziendale?”.
Paola Boromei, Executive Vice president human resources & organization, Snam: “L’attenzione si è spostata dal ruolo all’individuo e ciò ha portato a una serie di importanti progressi: un innalzamento della managerialità, una maggiore valorizzazione dei talenti e una stimolazione alla partecipazione collettiva. Abbiamo colto questa come un'opportunità per dare a tutti una voce, nel rispetto della diversità e dell'inclusione. Snam ha investito moltissimo in formazione: nei primi 18 mesi si sono contati 190.000 ore di formazione, 600 corsi erogati, progetti interfunzionali per stimolare apprendimento, job rotation, senza considerare la notevole spinta all'adozione di nuove tecnologie”.
Giovanna Stocco, CFO Satisloh Italy Srl (Gruppo EssilorLuxottica): “Lavoravamo già per obiettivi, occorre solo continuare a farlo, con l’aggiunta che ora è necessario che le persone non si sentano sole, isolate, senza sapere a che punto sono del loro percorso di carriera. Occorre mettere al centro il capitale umano. Oggi serve una roadmap mentale diversa, che preveda momenti di incontro anche virtuali e una collaborazione ancora più stretta tra dipendenti e manager. In questo senso lo Smart Working può essere un win win e portare a un approccio meritocratico vero”.
Francesca Paludetti, Head of M&A & Sustainable Development Gruppo Sapio: “Lo Smart Working è un concetto win win per l’azienda, i dipendenti e, non ultimo, l’ambiente. Secondo nostre analisi restituisce alle persone in media 10 giorni all'anno (di tempo per gli spostamenti, ndr) e si riducono in modo significativo le emissioni. La digitalizzazione è la nuova mission aziendale: l’obiettivo è passare appunto dai processi cartacei a quelli digitali. La trasformazione in atto con lo SW è che la valutazione delle performance non riguarda più solo i quadri e i dirigenti, ma si estende a buona parte della popolazione aziendale. È un cambio di paradigma importante”.
Fabrizio Botta, Director of Global Strategy, commercial & tendering onshore E&C division, Saipem Spa: “Credo che sia fondamentale come primo punto sottolineare come lo Smart Working si sia dimostrato essere un tool fondamentale per la tenuta economica di tutta una serie di aziende di servizi che, grazie allo stesso, hanno avuto garanzia di una adeguata continuità operativa. Saipem, operando nei servizi di ingegneria e costruzione, ne è un esempio. Detto questo, per il futuro sarà essenziale il cercare di mitigarne i rischi principali ad esso associati:
1) lo Smart Working deve diventare realmente Smart, e non puro lavoro a distanza. Vanno indirizzate le risorse verso un’autonomia basata sugli obiettivi, sulla performance. E i manager devono quindi avere la capacità di garantire il coordinamento e controllo, supportando e valorizzando le risorse anche a distanza;
2) si tratta di un cambiamento culturale in azienda. Dobbiamo capire come garantire tutto quel passaggio fondamentale di know-how tra risorse esperte e meno esperte che avveniva sul campo, con quest’ultime che crescevano assorbendo competenze, notando sguardi, silenzi, e interventi nel momento opportuno;
3) le risorse si troveranno a gestire il tempo, facendo delle scelte tra vita personale e lavorativa, senza apparente controllo. E quindi diventa determinante il bilanciamento appropriato tra il monitoraggio con strumenti digitali e/o software gestionali, e la valutazione della performance e quindi del raggiungimento degli obiettivi.
Se esiste o no la meritocrazia anche con lo Smart Working? La meritocrazia è un concetto molto complesso. A mio avviso esiste, ma lo Smart Working può contribuire ulteriormente a far emergere i talenti, la performance, al di là di qualunque altro aspetto relazionale.
Massimiliano Bariola, Amministratore delegato, Simai Spa Toyota Material Handling: “Dal mio punto di vista, ho riscontrato maggiori difficoltà specie nel manifatturiero. È necessario fare una differenziazione tra tipologie di lavoratori. Assistiamo sicuramente a un miglioramento anche nel lavoro dipendente: assomiglia di più al concetto del professionista, dove il lavoratore è più autonomo, più stimolato.
Penso sia la strada giusta e porterà a maggiore visibilità dei talenti, per un giusto percorso di carriera.
Vincenzo Renzo, Plant manager, Rotork: “Essendo la nostra una realtà manifatturiera, lo Smart Working è poco considerato. Nella prima fase abbiamo affrontato una revisione dei processi per garantire una migliore gestione dell’emergenza e dare continuità al business. Sicuramente l’importanza degli strumenti IT è stata fondamentale in questa fase. Il lato positivo dello SW è la facilità di valutazione delle persone su task e obiettivi con un dato analitico e oggettivo. Viene a mancare, però, quel senso di intelligenza emotiva che si genera nella quotidianità e che dobbiamo in qualche modo recuperare”.
Il Presidente ALDAI-Federmanager Bruno Villani, che ha aperto il web talk, ha sottolineato come l’impresa sia cultura e la cultura d’impresa basata sulla managerialità, in particolare per le PMI, sia un asset fondamentale di competitività, indispensabile soprattutto oggi per progettare la ricostruzione dopo la crisi.
"I manager sono il motore fondamentale del cambiamento positivo e i loro valori sono oggi elementi essenziali per rilanciare la crescita economica e sociale a livello globale. Raccontare la storia di questi giovani manager esempi di eccellenza significa valorizzare i principi del fare impresa: resilienza, sostenibilità, attenzione al sociale, propensione al cambiamento e visione strategica di lungo termine. In un contesto come quello odierno, i manager sono chiamati a grandi responsabilità: possono vantare con orgoglio di svolgere un ruolo chiave non solo per la sopravvivenza e il successo della propria azienda, ma anche, più in generale, grazie a quel patrimonio umano e professionale che rappresentano, per quel sistema chiamato Paese che ora siamo chiamati a sostenere e a rilanciare. La priorità di oggi si chiama ripresa e il compito comune che vede in prima linea i nostri manager è trainare le nostre imprese fuori dall'emergenza.
Solo facendo così possiamo, possiamo e dobbiamo essere quel cambiamento che vogliamo vedere. A loro, ma anche a tutti noi, lancio l’invito di mettere a fattor comune il proprio know-how, esperienza e passione per il futuro dell’Associazione, ma non solo, per un sistema industriale che ha bisogno di menti aperte, innovative e che non vedano confini ma solo sfide da vincere”.
01 gennaio 2021