Economia circolare e managerialità

Scelta obbligata per il pianeta, driver di innovazione per le aziende e sfida per il management. Incontro sul tema il 19 giugno in Aldai.

ECONOMIA CIRCOLARE

ECONOMIA CIRCOLARE

Lorena Valdicelli

Coordinatrice gruppo Economia Circolare, all’interno del Gruppo di Lavoro Mind The Gap
Oggi si parla molto di Economia circolare, ma questo termine viene spesso usato per descrivere politiche di gestione e valorizzazione dei rifiuti, industriali e non. In realtà, l’Economia Circolare è molto, molto di più. È la strategia che l’Europa ha scelto per il rilancio industriale, quella che meglio aderisce alle tante esigenze del Vecchio Continente e su cui punta con finanziamenti, nuovi obblighi e nuovi business model: una sfida chiave per le aziende su cui le competenze e abilità manageriali possono fare la differenza.
Da tempo i cambiamenti climatici ed ambientali in atto hanno reso evidente l’inadeguatezza dell’attuale modello economico globale e delle scelte produttive sin qui seguite. L’imputata alla sbarra della sostenibilità non è solo l’energia: ad essere coinvolti sono anche il consumo di acqua, di suolo, la produzione dei rifiuti a ridottissima degradabilità, la disponibilità di materie prime...
Superando l’apparente contrapposizione tra ambiente e crescita economica, l’economia circolare è ufficialmente considerata la risposta, un obiettivo globale, europeo e italiano. Il modello ambientale del 21° secolo quindi cambia e diventa modello economico, di consumo e di produzione di beni e servizi; nuovi sono anche i modelli strategici per le aziende oltre alle opportunità di crescita e di business.  Lo ha ben capito l’Unione Europea, che nel 2015 ha approvato un ambizioso Pacchetto di misure, corredato da un Piano d’Azione (“an Ambitious EU Circular Economy Package”), per supportare aziende e consumatori nella transizione verso un’economia circolare. E l’Italia una volta tanto è tra i primi in Europa sulla strada del recepimento delle indicazioni europee, soprattutto in materia di rifiuti. Con l’applicazione dei principi dell’Economia Circolare l’Unione Europea prevede un risparmio annuo pari a 600 milioni di euro ottenuto grazie a pratiche di prevenzione e recupero di scarti produttivi, implementazione dell’eco-design ed al riutilizzo delle cosiddette materie prime seconde, per un valore pari ad un aumento del 3,9% del PIL europeo. 
La transizione dell'Unione Europea verso la circolarità viene sostenuta da un ampio insieme di misure della Commissione che hanno l’obiettivo di proteggere il valore di prodotti, materiali e risorse il più a lungo possibile, riducendo al minimo la generazione di rifiuti. L'azione sull'Economia Circolare si collega strettamente anche ad una serie di altre priorità dell'UE tra cui occupazione e crescita, l’agenda degli investimenti, il tema “clima ed energia”, l’agenda sociale, l’innovazione industriale sempre in un ottica di sviluppo sostenibile.
Le iniziative europee sono di varia natura: vanno da pacchetti di norme tecniche e di regolamentazione del mercato, alla leva fiscale con agevolazioni o extra tassazione ad hoc per indirizzare l’evoluzione dei modelli di business europei.
Ulteriore strumento è quello dei finanziamenti, sia pubblici che privati, all’innovazione quando questa presenti espliciti riferimenti alla circolarità. Il supporto dell’UE consiste in uno stanziamento di 5,5 miliardi di euro per progetti innovativi nel campo del trattamento rifiuti, cui si aggiungono 650 milioni di euro stanziati per ricerca ed innovazione all’interno del programma Horizon 2020. Nello stesso tempo, in area privata, le banche identificano l’orientamento a modelli di business circolari come elemento  nella valutazione degli “intangibili” delle imprese e dei progetti d’innovazione, varando anche in Italia, l’attività di supporto finanziario al mondo imprenditoriale per svariati miliardi di euro.
I provvedimenti  interessano i più importanti settori produttivi (plastica, alimentare, edilizia, automotive, ...) e trasversalmente coinvolgono sia la digitalizzazione che il Green procurement oltre all’organizzazione aziendale coordinata, la cosiddetta “simbiosi industriale” , necessaria per “chiudere il cerchio” della circolarità.
Uno sviluppo ed un cambiamento di tale portata per le aziende richiedono figure manageriali (tecniche e strategiche) preparate, competenti e con una visione ampia delle possibilità di crescita e di innovazione che questa rivoluzione culturale e imprenditoriale offre.
Lorena Valdicelli

Lorena Valdicelli

Da circa sei mesi, all’interno del Gruppo di Lavoro Mind the Gap sono iniziati i lavori di un  Sottogruppo sull’Economia Circolare. Il primo obiettivo è stato quello di approfondire e promuovere la conoscenza dell’Economia Circolare nella sua accezione più ampia, come alternativa ed evoluzione dell’Economia Lineare. Successivamente, il Gruppo di Lavoro si è  impegnato nella individuazione dei ruoli e competenze necessari per chi è chiamato a gestire questo cambiamento, i manager, e della modalità operative che possono essere applicate all’interno delle imprese, in particolare delle PMI, spesso prive al proprio interno figure che assumano la guida di progetti complessi e multi-aziendali. 

L’obiettivo è quello di individuare le linee di sviluppo per i manager e le opportunità concrete di valorizzazione delle competenze manageriali in questo ambito.


Di questo tema si parlerà in occasione dell’evento “Economia Circolare: nuovi modelli di business e nuovi modelli di consumo. Approcci manageriali.” in cui verranno condivisi i risultati del lavoro del gruppo Economia Circolare.
L’evento, aperto a tutti,  si terrà in Aldai, sala Viscontea Sergio Zeme, mercoledì 19 Giugno 2019 alle ore 17,00.
Tra i temi trattati:
  • I principali parametri che l’economia circolare segue 
  • Le conseguenze su prodotti, servizi, modelli di business e di sviluppo 
  • Strumenti finanziari e di sostegno e come questi vengono distribuiti 
  • I futuri obblighi normativi che il manager informato potrebbe intercettare, valorizzare e trasformare in opportunità al servizio delle imprese.

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