Il futuro prossimo dell'Intelligenza Artificiale
Quale sarà l’impatto dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro in un prossimo futuro?
Emilio Locatelli
Gruppo Progetto Innovazione ALDAI-Federmanager
Prima di entrare nelle tematiche del futuro sarà bene spendere qualche parola per cercare di identificare il quadro di riferimento e cosa intendiamo per Intelligenza Artificiale; molto è stato detto e scritto, ma per semplicità indichiamo l’IA come la capacità dei computer e delle macchine ad essi associate/connesse di emulare il pensiero umano e di interagire con un processo decisionale.
Esistono due aree di sviluppo principali dell’Intelligenza Artificiale:
- intelletti sintetici a cui fanno riferimento machine learning, network neurali, big data, sistemi cognitivi o algoritmi genetici;
- ambito dei robot o operai artificiali che si declinano come la sintesi tra sensori e attuatori.
Potremmo definire l’Intelligenza Artificiale (automazione e robotica) come alcune delle problematiche filosofiche e concrete più pressanti sul tavolo della società contemporanea. Ad esempio gli scenari futuri relativi al lavoro nel senso più ampio subiranno un fortissimo impatto derivante dalla pressione dell’automazione e non potranno più essere considerati fantascienza o tematiche da laboratori di ricerca. Dobbiamo quindi interrogarci sul punto centrale per identificare il ruolo principale e determinante che sarà riservato all’uomo in questi contesti, per evitare che le innovazioni tecnologiche dell’Intelligenza Artificiale debordino dalla società attuale e futura.
L’IA potrebbe avere un impatto sulla società quasi come quello avuto da Internet; la principale differenza sta nel fatto che Internet è un mezzo di comunicazione di massa, come la carta stampata o la televisione, mentre l’IA è una tecnologia che tende alla naturale continuazione degli sforzi storici di aumentare l’automazione. È qualcosa di molto potente che sarà impiegata in molteplici applicazioni, ma il cui impatto non sarà generalizzato come Internet.
Per ritornare al tema centrale del lavoro secondo l’illustre parere di Jerry Kaplan (uno dei massimi esperti di IA mondiale e docente presso il Dipartimento di Computer Science della Stanford University) il punto focale sarà quello “dell’automazione del lavoro in particolare”.
Iniziando dalla primissima fase della ricerca di un posto di lavoro, entro il 2025 l'IA sarà diffusa ovunque e i lavoratori saranno costantemente connessi, mentre il lavoro flessibile diventerà la norma. Dovremo sempre più abituarci al “Recruit-ment online” come il sistema per assumere personale facendo (ad esempio) tramontare definitivamente la vecchia e pessima italica abitudine delle “raccomandazioni”.
Tutto ciò che è inerente a processi di lavoro, tools di produttività ed ambienti fisici saranno obsoleti, così come la mancanza di skills nell’attrarre talenti nel corso dei prossimi otto anni.
Workplace del futuro dell’anno 2025 sarà completamente diverso e le aziende, se vorranno restare sulla cresta dell’onda, dovranno fare cambiamenti continui e strutturali considerando che la crescita dall’IA non potrà essere fermata e impatterà tutti gli aspetti del workplace del futuro.
L'IA già ora sta avendo impatti di ampia portata su ogni aspetto del workplace e delle modalità operative di cui gli esseri umani vivono e lavorano; l’altra area fondamentale impatterà la struttura del business, che avrà modalità di lavoro molto più flessibile e soprattutto in “sharing mode”. L’IA potrà liberare i lavoratori da attività di basso valore e/o ripetitive e dedicarsi a quelle più complesse a maggior valore aggiunto che permettano di formare nuove relazioni di business, abbinando quindi competenze, know how ed esperienze personalizzate e più qualificate.
Importante sarà anche la promozione da parte delle aziende di una nuova cultura dell’innovazione e collaborazione interna ed esterna, modificando vecchi stereotipi di pratiche di lavoro che riducono la produttività con demotivazione del personale.
Avremo quindi anche impatti sul modo di intendere il workplace che non sarà più associato a un’ubicazione fisica e a nuove tecniche biometriche; si dovranno salvaguardare l’accesso ai dati e alle applicazioni da qualsiasi dispositivo mobile o fisso (qui entra prepotentemente in gioco il tema della CyberSecurity e potenziali rischi di infiltrazioni).
La produttività dell’utente individuale dovrà essere favorita sostenendo modelli di collaborazione e co-creazione che garantiscano salute e benessere.
Il lavoratore non sarà più identificato con un singolo ruolo, poiché il suo stile di lavoro cambierà dinamicamente per rispondere sempre meglio a nuove necessità per attività differenti, ed in ultima analisi ci si affiderà al crowdsourcing globale di collaboratori freelance.
Entrando un po' più nello specifico possiamo indicare come linea guida che le professioni maggiormente colpite saranno quelle che hanno obiettivi ben definiti e modalità limitate per raggiungerli; infatti questo è valido in particolare per quelle attività che richiedono una coordinazione tra la manualità e la vista, come guidare auto, imbiancare pareti, lavorare in campagna (semina, raccolta, potatura). Qui sarà probabile trovare migliaia di disoccupati nei prossimi decenni, ma d’altro canto ci saranno molte nuove attività che necessiteranno di alti livelli di know how e skills, dove invece avremo mancanza di personale (studiare per crescere).
Secondo una ricerca di Gartner da oggi al 2020, l'IA sarà un fattore determinante nel preservare un saldo positivo sul mercato del lavoro: eliminerà 1,8 milioni di posti ma ne creerà 2,3 milioni. In linea generale l'IA migliorerà la produttività e darà spazio a nuovi percorsi di carriera e segmenti di business industriali. Diventa sempre più evidente che l’Intelligenza Artificiale cambierà il lavoro dalle fondamenta, ma allo stesso tempo, dobbiamo porci anche il problema delle potenziali conseguenze devastanti per la società, insieme a potenziali benefici evidenti. Pertanto sorge spontaneo una domanda: la regolamentazione può essere la soluzione migliore, al fine di evitare danni al tessuto sociale?
La riposta ovviamente non è semplice poiché l’IA ci espone sicuramente a dei pericoli e sarà fondamentale tenerli in considerazione e affrontarli. I benefici saranno molto importanti, ma alcune applicazioni hanno, come quelle per la guerra, un potenziale molto devastante; quello che servirà sarà comprendere ogni singola applicazione e decidere caso per caso se occorrono limitazioni o regolamentazioni. Avremo infatti altre applicazioni dell’Intelligenza Artificiale che ora non riusciamo a vedere ma che richiederanno gioco forza anche decisioni etiche e che ci faranno inevitabilmente chiedere se vogliamo davvero utilizzare le macchine per realizzare quelle funzioni.
Dovremo essere ben consigliati e valutarne il possibile impatto al fine di identificare e comprendere gli effetti potenziali di questi programmi e di queste macchine, prima di dispiegarle su larga scala. Come diceva uno scienziato atomico: il nucleare non è ne buono ne cattivo, è come gli uomini ne fanno uso. Siamo comunque ottimisti guardando il futuro dell’IA che offrirà al genere umano un’altra grande opportunità di crescita anche se qualche scelta sarà difficile: rimettere il genio dentro la lampada una volta uscito non sarà sempre possibile.
Nota della redazione: per saperne di più partecipa all'incontro ALDAI-Federmanager "La digital transformation e le persone" che si terrà in ALDAI-Federmanager il 17 gennaio 2018 alle ore 18:00. Clicca qui per l'agenda e l'iscrizione all'incontro.
01 gennaio 2018