Intervista a Pierluigi Petrali Direttore DIH Lombardia

Transizione digitale per vincere le sfide del cambiamento

Pierluigi Petrali è direttore generale del DIH Lombardia - che fa parte della rete dei Digital Innovation Hub di Confindustria - un'associazione senza scopo di lucro, partecipata dalla Associazioni territoriali lombarde di Confindustria, che si occupa essenzialmente dell’assistenza alle imprese per tutti gli aspetti legati ai primi passi nella trasformazione digitale, tramite servizi di assessment della maturità, creazione di roadmap e orientamento nell’ecosistema dell’innovazione.

“Annus horribilis” è il modo in cui è stato commentato il 2022; quali sono state le ricadute sul tuo lavoro? 

I cosiddetti “Cigni Neri” stanno diventando sempre più frequenti: una primissima ricaduta è proprio il rendersi conto che dovremo diventare, sia come individui che come entità, più adattabili, flessibili e, soprattutto, resilienti. Poi, dal punto di vista pratico, credo che lo smart working sia l'effetto più importante e visibile: l’efficienza guadagnata nella gestione ottimale del tempo si è tradotta in miglior clima e produttività aumentata, senza considerare gli aspetti benefici su traffico, inquinamento ed emissioni. Sicuramente un grande cambiamento destinato a rimanere nel futuro e che sta già condizionando non solo le nostre abitudini ma anche il mercato del lavoro.

Quali sono, in prospettiva, le principali minacce per l’attività del dirigente?

Le macro-discipline tradizionali, che hanno di fatto creato delle iperspecializzazioni delle figure manageriali, stanno pian piano fondendosi: la digitalizzazione ne è un esempio, e oggi nessuno può sottrarsi agli aspetti e alle opportunità del divenire digitali. C’è un grande bisogno di integratori di conoscenze più che di superesperti, e quindi il non riconoscere l’emergere di nuove tecnologie, nuove teorie, nuovi modelli, e come queste siano interallacciate, rischia di spiazzare in poco tempo le capacità di un dirigente rispetto ai bisogni delle aziende. 

I cambiamenti e le difficoltà implicano problemi, ma anche opportunità; quali sono per il manager d’azienda?

Il manager non deve solo gestire una squadra, deve anche, e direi soprattutto, prendere decisioni. E le decisioni necessitano competenze che vanno combinate con la leadership. La sfida è quella di diventare sempre più preparati su molti campi: scientifico, tecnologico, economico e umanistico. I mezzi per apprendere si sono moltiplicati per contenuti e modalità: pensiamo per esempio a piattaforme come MOOC o semplicemente a YouTube, senza però dimenticarci i cari vecchi libri; quindi, in sintesi, la grande opportunità che abbiamo di fronte è di imparare argomenti nuovi ogni giorno per dotarci di quella base di nuove competenze che permettano di prendere decisioni  basate su dati e fatti, in poco tempo, e possibilmente libere da rumore e condizionamenti.

Quali sono le iniziative prioritarie per dare una svolta nella direzione dello sviluppo economico e sociale del Paese?  

Il Paese ha purtroppo un'enorme inerzia, e quindi pensare che basti una legge di bilancio o una legislatura per cambiare definitivamente rotta è utopistico. Mi piacerebbe che si cominciasse ad agire su questa inerzia almeno su due aspetti: la vera semplificazione degli apparati burocratici e un investimento serio su scuola ed istruzione. 
La prima è la strada principale e fondamentale per efficientare gli investimenti e per ridurre le spese. La seconda è più a lungo termine: il sapere, il pensiero critico e sistemico, uniti a un po’ di umiltà, dovranno essere la base di una generazione futura che sappia affrontare al meglio le sfide del domani.  

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