Le opportunità del digitale richiedono visione

Le rivoluzioni industriali comportano cambiamenti culturali e organizzativi che portano con sé inevitabili problemi, ma anche grandi opportunità. Industria 4.0 ha aperto un dibattito sul futuro del lavoro, strumentalizzato da chi preferisce prospettare scenari apocalittici invece di cercare le opportunità di sviluppo per l’industria e l’economia. Il progresso è inarrestabile e il lavoro ci sarà, in qualche parte del mondo, per chi cavalcherà l’innovazione e spero che ciò possa realizzarsi proprio in Italia.

Franco Del Vecchio

Coordinatore GdL Progetto Innovazione ALDAI - Segretario CIDA Lombardia – lombardia@cida.it

Nella prima metà del 1800 il treno cambiò il mondo rendendo possibile viaggi e trasporti prima impensabili. Gli innovatori promuovevano gli investimenti per lo sviluppo delle reti ferroviarie, mentre i conservatori erano contrari. Certo il treno e gli altri moderni mezzi di trasporto hanno contribuito alla chiusura degli allevamenti dei cavalli da traino e hanno distrutto l’artigianato delle carrozze, ma hanno creato un’industria che dà lavoro a molte più persone. Proprio in quel periodo gli scettici sostenevano che il treno facesse male alla salute. Ma sappiamo bene cosa è accaduto in un paio di secoli e vediamo bene ora come è cambiata l’Italia con l’alta velocità; peccato essere arrivati con 25 anni di ritardo rispetto alla Francia, alla Spagna ed altri Paesi. Quanto turismo e quanta efficienza del Paese abbiamo perso nel frattempo!
L’impatto delle tecnologie abilitanti digitali può essere in qualche modo assimilato all'esempio del trasporto ferroviario. Probabilmente ancor più distruttivo per la tradizionale concezione del lavoro e ben più innovativo per il sistema economico e sociale. Dopo un solo ventennio è radicale e planetario l’impatto della telefonia digitale, mentre ora altre tecnologie informatiche e di telecomunicazione aprono nuove prospettive per l’industria, che l’Italia, deve cogliere per far nascere opportunità di sviluppo in questo momento di cambiamenti epocali. 
Lo scorso anno ALDAI ha organizzato in occasione dell’assemblea di maggio il convegno “Industry & People 4.0” e nel corso dell’anno si sono susseguiti incontri, seminari e convegni sull’impatto delle tecnologie sul lavoro. Alcuni titoli, come ad esempio: “La rivoluzione tecnologica 4.0: sta scomparendo il lavoro?“ hanno voluto porre in risalto i rischi delle nuove tecnologie piuttosto che delinearne le opportunità, risultando diseducativi e irresponsabili, perché è responsabilità della classe dirigente, in senso lato, analizzare e sostenere le iniziative a vantaggio della società.

Provo allora ad analizzare l’impatto delle nuove tecnologie dal punto di vista del progresso e dell’evoluzione sociale, ricordando gli effetti delle innovazioni per la società.

L’uomo ha cercato nei secoli di soddisfare i propri bisogni, prima quelli primari: il cibo, gli indumenti per proteggersi dal freddo, etc. Sviluppate le tecniche per soddisfare i bisogni primari, l’uomo si è potuto dedicare ad altri bisogni: scrittura, arte, etc. continuando naturalmente ad occuparsi di bisogni primari, ma con crescente efficacia. Il lavoro agricolo, che rappresentava fino a due secoli fa l’occupazione principale della società, si è gradualmente ridotto a favore di nuove opportunità di lavoro nell’industria manifatturiera che, producendo anche mezzi agricoli, ha permesso di aumentare la produttività agricola, migliori raccolti con minor impiego di persone. Un bene o un male ?  O meglio, a parte le passioni e le scelte di vita personali, sarebbe possibile tornare a lavorare i campi con buoi e aratro ?

Le innovazioni hanno la caratteristica di essere irreversibili.

Steve Jobs 1984

Steve Jobs 1984

Negli anni ottanta Steve Jobs collegò il mouse al computer. Gli scettici commentarono che il “gadget” non aveva prospettive di utilizzo nel business, ma Steve nel 1982 ragionava pensando con certezza che il computer sarebbe diventato in pochi anni non più grande di un libro, per offrire nuove applicazioni e strumenti alle persone. Lavorando in quel periodo in Apple, come direttore marketing Italia, ho capito quanto fosse importante la visione per accelerare i processi d’innovazione.

Steve mi diceva: “No Franco in Apple non produciamo computer a minor costo per gestire la contabilità, qui creiamo strumenti per soddisfare i bisogni che le persone ancora non conoscono, strumenti per cambiare il mondo". Potete immaginare la motivazione per chi ha lavorato in Apple in quel periodo pionieristico. Oggi non c’è computer senza mouse o le sue evoluzioni touchpad e touchscreen. I personal computer hanno contribuito a rendere le persone più efficaci nel lavoro e nelle attività personali, creando una nuova industria con milioni di posti di lavoro soprattutto nel software e nei servizi, contribuendo sostanzialmente al progresso.

Non viviamo per lavorare, lavoriamo per soddisfare i nostri bisogni e desideri.

È profondamente sbagliato analizzare l’impatto delle nuove tecnologie esclusivamente in funzione dei posti di lavoro che distruggeranno e creeranno. La maggiore produttività del Piano Industria 4.0 ridurrà certamente l’occupazione delle persone impegnate in lavori ripetitivi, sia manuali sia intellettuali, ma aumenterà la produzione e il valore generato per la collettività, creando al tempo stesso nuove opportunità di lavoro più qualificato. Più valore per la collettività e più possibilità di esprimere le proprie passioni
In conclusione una riflessione obbligata nell’era globale: in qualche parte del mondo chi ha visione e parte per primo agendo proattivamente ottiene maggiori benefici, in termini di sviluppo di nuovi business e occupazione. Tutti gli altri, che si limiteranno a difendere lo statu quo o reagire timidamente alle pressioni competitive, perderanno fatturato e ridurranno costi e occupazione nella speranza di sopravvivere.
I tedeschi e gli americani hanno iniziato prima di noi a definire gli standard Industry 4.0; a sviluppare dispositivi, know how, sistemi e architetture, creando nuove opportunità di lavoro e sviluppo. Cerchiamo di non perdere il treno.

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