Management e innovazione dei modelli di business

La prima indagine dell’Osservatorio 4.Manager offre spunti di riflessione per cogliere le opportunità del cambiamento. Alla presentazione dei risultati i vertici Confindustria e Federmanager testimoniando la collaborazione avviata lo scorso anno con la creazione di 4.Manager.

Franco Del Vecchio 

Coordinatore Redazione Dirigenti Industria – franco.del.vecchio@tin.it
Roma, 3 ottobre 2018 – Ad un anno dalla creazione di 4.Manager, frutto della partnership strategica ConfindustriaFedermanager, ho partecipato con soddisfazione alla presentazione dei primi risultati dell’osservatorio sulla managerialità in Italia. L’osservatorio e il convegno hanno dimostrato la volontà del sistema manifatturiero di voler fronteggiare le sfide e cogliere le opportunità, aggiornando le tendenze emergenti nei modelli di business e “skill” manageriali, piuttosto che subire passivamente ogni giorno i problemi di mercato.
L’incontro presso la sede di Confindustria è stato preceduto da una riunione Federmanager alla quale è intervenuto, per un saluto, il Ministro Giovanni Tria esprimendo apprezzamento per le iniziative di valorizzazione della cultura manageriale per sostenere lo sviluppo economico in una fase di svolta del Paese, certamente non facile. Nell’incontro Federmanager sono state condivise le linee di allocazione bilanciata delle risorse per le politiche attive di ricollocazione e per il welfare a favore dei dirigenti disoccupati. Sono stati quindi delineati i progetti di sistema 4.Manager, le iniziative nazionali di politiche attive e i progetti territoriali per favorire il matching delle imprese con i manager.

Al networking fra i partecipanti Confindustria e Federmanager è seguito il convegno di presentazione dell’osservatorio “Mercato del lavoro e competenze manageriali”, che costituisce appunto uno dei progetti di sistema 4.Manager e rappresenta lo strumento per la raccolta e lo scambio di informazioni: sul mercato e sulle politiche del lavoro a favore della managerialità; sull'evoluzione della domanda e dell'offerta di figure manageriali in campo industriale; nonché sui modelli di lavoro manageriale emergenti. L'osservatorio intende proporre degli indicatori strategici sulle competenze dei manager che rappresentano il motore dei processi di cambiamento efficaci e duraturi nelle imprese.

Cliccando "Nasce 4.Manager, sinergia tra Federmanager e Confindustria" è possibile vedere lo Speciale di Class CNBC dedicato all’evento del 3 ottobre con interviste al Presidente Stefano Cuzzilla, al Presidente Vincenzo Boccia e al Sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali, Claudio Durigon.
 
Hanno aperto i lavori: il Vicedirettore Il Sole 24 Ore Alberto Orioli che ha coordinato gli interventi e il Direttore Generale 4.Manager Fulvio D’Alvia che ha presentato l’attività realizzata nel primo anno e ha commentato: “I manager preparati possono aiutare le imprese, e in particolare le piccole imprese, a superare le criticità e sviluppare più ambiziosi modelli di business”. 

È quindi seguita la presentazione dell’indagine “Management e Innovazione dei Modelli di Business” da parte di Giuseppe Torre dell’Osservatorio 4.Manager; che riporto in dettaglio nel seguito dell’articolo. 

Ho molto apprezzato il termine “Innovazione” nel primo studio dell’osservatorio, essendo coordinatore da 14 anni del gruppo di lavoro milanese sull’innovazione. Ho apprezzato il titolo soprattutto perché i cambiamenti epocali che stiamo vivendo comportano problemi di competitività per i modelli di business tradizionali, offrendo al tempo stesso grandi opportunità, non altrettanto evidenti, per le imprese in grado di utilizzare tecnologie abilitanti e conseguenti nuovi modelli di business. 

Negli anni ’80 ho avuto il privilegio di sviluppare in Italia il nuovo modello di business dei personal computer, quando avevo la responsabilità della direzione marketing Apple. Sul successo Apple e di Steve Jobs non è il caso di aggiungere commenti, ma mi piace ricordare l’esperienza di scrivere una storia nuova su una pagina bianca che è stata determinante per il mio sviluppo professionale caratterizzato dall’innovazione.

Tornando ai giorni nostri e alle prospettive, per essere competitive nei mercati globali, le imprese non potranno limitarsi ad utilizzare strumenti digitali, ma dovranno anche ripensare all’organizzazione del lavoro. In quest'ottica il Management può fornire un importante contributo all'azienda che si trova ad affrontare una trasformazione del modello di business. La ricerca sull'Innovazione dei Modelli di Business nasce dall'esigenza di indagare tutti quei comportamenti aziendali che direttamente o indirettamente possono influire sulla dinamica della domanda e dell'offerta di competenze manageriali e generare migliori risultati.

L’osservatorio, che realizzerà un vero e proprio monitoraggio di questi fenomeni, si basa su una metodologia di ricerca integrata: una fase esplorativa di tipo qualitativo (ad oggi, sono state realizzate 12 interviste a opinion leaders ed esperti d'innovazione), lo studio di 5 casi aziendali, una fase quantitativa (costituita da un campione di 612 imprenditori e manager di imprese operanti in Italia), il monitoraggio continuo sulla letteratura esistente a livello internazionale, consistente in una “desk analysis” e una “web analysis” estese a diverse fonti: studi, ricerche, analisi, articoli, forum e blog. Le prime evidenze emerse dall'analisi sull'Innovazione dei Modelli di Business ha permesso di formulare le ipotesi sull’evoluzione futura delle competenze, comportamenti, insomma gli “Skill” per condurre, gestire e rendere competitive le aziende.
Lo scenario nel quale operano le imprese è sempre più caratterizzato dall'acronimo V.U.C.A (Volatilità, Incertezza, Complessità e Ambiguità), che rende il panorama competitivo instabile e “liquido” per usare un termine sempre più diffuso. In azienda la liquidità del contesto e dei mercati ha 'reso le tradizionali attività di innovazione di prodotto e di processo sovente non più sufficienti a garantire il successo. Per comprendere l'estrema volatilità basta considerare che cambia ogni anno circa il 10% delle migliori 500 aziende americane a maggiore capitalizzazione, le famose aziende della graduatoria Standard & Poor's. In questo gruppo ogni settimana un'azienda, solitamente nativa digitale o che ha saputo creare valore con un nuovo modello di business, rimpiazza un'altra azienda che ha perso competitività.
All’innovazione dei prodotti, dei servizi e dei processi aziendali si è sempre più diffusa l’innovazione dei processi di business negli ultimi dieci anni.  A confermarlo sono il 67% degli imprenditori e dirigenti intervistati, che la ritengono "molto importante". Secondo The Boston Consulting Group, le aziende che innovano il modello di business hanno un vantaggio competitivo dell'8,5% sugli utili nell'arco di tre anni, maggiore di chi realizza solo innovazione di prodotto o solo del processo produttivo, o non innova affatto.
La crisi economica, la globalizzazione, la volatilità della domanda, l'innovazione tecnologica, l'attenzione alla sostenibilità etica, sociale e ambientale, il passaggio ad una economia circolare sono fenomeni economici, sociali e di consumo che hanno messo in seria discussione modelli culturali e gestionali tradizionali dati per certi. AI loro posto si sta diffondendo una nuova cultura d'impresa, fondata sulla predisposizione alla sperimentazione, l'ascolto e l'apertura, la condivisione e l'agilità, la contaminazione creativa e le competenze trasversali.

In tutti i nuovi modelli di creazione di valore l’efficienza, l’efficacia e la velocità del “time to market” dipendono anche dal manifestarsi di una nuova forma di “con-di-visione” strategica tra imprenditori e manager ispirati da nuove visioni del business e da efficaci iniziative di promozione del cambiamento. Il 70% del campione considera “molto importante“ il contributo dei manager nei processi d’innovazione dei modelli di business,.
Dai manager si richiede gestione efficace di persone e processi, di anticipare le tendenze di mercato e integrare in modo trasversale le proprie competenze. In quest'ottica, i manager sono chiamati a sviluppare le competenze tecniche e specialistiche (hard skills), in linea con la rivoluzione tecnologica in atto, ma soprattutto ad enfatizzare quelle di tipo comportamentale (soft skills) per rendere omogeneo, e meno traumatico, il processo di cambiamento, e per affrontare in modo più efficace un processo innovativo che coinvolge tutto l'organizzazione aziendale.
Anche nella gestione delle tecnologie industriali più avanzate e promettenti, (robotica, intelligenza artificiale, internet of things, ecc.) la creazione di valore passa sempre e comunque attraverso la capacità di imprenditori e manager di combinare e integrare nuovi modelli di business più adatti ad enfatizzare le potenzialità di queste innovazioni.

Funzioni manageriali per l'innovazione dei modelli di business

Le funzioni manageriali, maggiormente coinvolte nel processi di innovazione dei modelli di business sono:
  • Innovation Manager: in grado di anticipare i trend e dirigere l'organizzazione verso nuovi modelli di business. 
  • Temporary Manager, una figura in grado di offrire il necessario trasferimento di competenze manageriali per realizzare il necessario salto di paradigma gestionale valorizzando e responsabilizzando l’organizzazione.
  • Project Manager: dotato di esperienze necessarie alla pianificazione e gestione di progetti complessi con competenze multidisciplinari e conoscenze tecnologiche e soft skills per comprendere e gestire cambiamenti in contesti complessi.
  • Export Manager: per rispondere alla crescente esigenza di internazionalizzazione dei mercati e in grado di declinare il valore prodotto dall'azienda in contesti di mercato diversi da quello domestico.
  • Le Funzioni HR, per la necessità di alimentare con continuità il valore del capitale umano, con l'attenzione alle persone e alle loro potenzialità, tenendo in considerazione la necessità di generare relazioni anche fino a 5 generazioni contemporaneamente presenti in azienda, con il compito di agevolare il cambiamento, facendo anche uso di competenze marketing che non fanno parte delle competenze HR.
  • Il Manager Finanziario in grado di assicurare la sostenibilità dell'innovazione del modello di business su una solida base finanziaria di partenza con nuovi canali e forme di finanziamento imprenditoriale.
  • Il Manager di Rete può risultare prezioso in contesti nei quali le contaminazioni e le connessioni di rete, tra imprese o tra imprese e altri organismi, possano risultare determinanti per l'innovazione del modello di business.
La contaminazione creativa rappresenta un altro elemento abilitante che imprenditori e manager possono promuovere, mediante il coinvolgimento sinergico e la partecipazione attiva dell’organizzazione aziendale e attraverso un nuovo modo di relazionarsi anche con gli altri stakeholders: fornitori, clienti, istituzioni e centri di diffusione delle competenze e delle innovazioni scientifiche e tecnologiche.
Nella realtà italiana caratterizzata dalla prevalenza di piccole imprese è strategico creare sinergie ed economie di rete sfruttando le facilitazioni messe in campo con il Piano Nazionale Impresa 4.0 e creando reti d'impresa per promuovere progetti di open e joint innovation.
Molti percorsi d’innovazione dei modelli di business possono essere meglio analizzati solo abbandonando i modelli organizzativi piramidali, gerarchici e burocratici perché la piramide si è rovesciata per servire al meglio il protagonista più importante per l’impresa “il cliente”. Bisogna quindi favorire sistemi organizzativi agili, flessibili e in grado di liberare il potenziale creativo delle persone. Modelli organizzativi che Steve Jobs aveva intuito ed implementato già 40 anni fa e che ho personalmente avuto modo di sperimentare con risultati sorprendenti negli anni ’80 contro ogni logica organizzativa del tempo.

Fra i trend emergenti indicati nella tabella, trovo interessante il fatto che non basta più l’approccio “Proattivo” per anticipare e prevenire il cambiamento piuttosto che “Reagire”. In prospettiva bisogna essere sempre più “Predittivi” anticipando ancor più le richieste di mercato e le iniziative da realizzare per battere la concorrenza sul tempo. Interessante anche la crescente importanza dei Soft Skill senza nulla togliere agli Hard Skill, sempre necessari, ma non più sufficienti.
Le iniziative 4.Manager hanno come obiettivo proprio il sostegno alle imprese e ai manager, fornendo strumenti utili a muoversi agilmente in un mondo che cambia quotidianamente: nel lavoro, nella comunicazione, nella comprensione delle dinamiche del mercato e dei bisogni dei clienti.

Per sostenere la competitività delle imprese, attraverso una loro maggiore managerializzazione, è necessario individuare le competenze, favorire l'incontro tra la domanda e l'offerta, supportare le imprese nell'assessment, finanziare con sgravi fiscali gli investimenti in processi innovativi. Sfide che l'industria italiana si prepara ad affrontare nella seconda fase di attuazione del piano Industria 4.0, per non essere superati dalla Francia che ha deciso di investire 13 miliardi di euro per la competitività delle imprese. 
Viviamo infatti un mondo turbolento dove ogni giorno irrompe una nuova tecnologia in grado di modificare gli equilibri di un intero mercato o di un intero settore economico, nel quale il confronto competitivo è esasperato e non possiamo offrire alcun vantaggio, tantomeno ai francesi.
Si tratta di una rivoluzione strutturale che sta investendo sempre più anche il nostro Paese, dove in dieci anni l'e-commerce è cresciuto del 600% con conseguenze dirompenti su tutta l'area del marketing, delle vendite e della logistica.
Lo studio dei processi di Innovazione dei Modelli di Business ha anche una finalità strategica perché serve ad individuare le policy più efficaci per la competitività delle nostre imprese, a partire dalla stessa direzione da assegnare al piano Industria 4.0, al ruolo che dovranno avere i Digital Innovation Hub, i Competence Center, il Piano di Scuola Digitale: tutte iniziative importanti, ma che devono essere concepite e indirizzate verso questi nuovi modi di fare impresa, che al momento in Italia sono già stati recepiti da un'azienda su tre secondo le rilevazioni ISTAT 2018 relative al triennio 2014-2016. Tale evoluzione è particolarmente importante per una realtà produttiva come quella italiana, costituita per lo più da piccole e medie imprese tradizionalmente concentrate sulla qualità del prodotto e del processo: obiettivi oggi necessari, ma non sempre sufficienti a garantire un'adeguata performance di mercato.

Le attività di 4.Manager si pongono proprio come sostegno a favore di imprese e manager per fornire loro strumenti necessari a muoversi al meglio in un mondo in continua evoluzione, nel lavoro, nella comunicazione, nella comprensione delle dinamiche del mercato e dei bisogni dei consumatori.
Hanno quindi commentato i risultati dell’indagine il presidente Confindustria Vincenzo Boccia; il presidente Feermanager Stefano Cuzzilla e il Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Lavoro e Politiche Sociali Claudio Durigon.

Stefano Cuzzilla ha ricordato, nel giorno del “battesimo” dell’Osservatorio 4.Manager, il valore della bilateralità e dei corpi intermedi nella creazione di valore in grado di mantenere la posizione di secondo Paese manifatturiero europeo. La conferma di tale risultato richiede impegno continuo per modificare alcuni indicatori preoccupanti per lo sviluppo: la nostra produttività avanza negli ultimi anni con un 4% rispetto al 10,2% della media europea e il 15% della Germania; sulle competenze digitali siamo al 29% contro il 39% della Germania e il 50% della Gran Bretagna. Nel ringraziare i partecipanti il Presidente Cuzzilla ha auspicato di poter rendere insieme produttive le eccellenze manageriali italiane favorendo la crescita del sistema delle imprese.

Vincenzo Boccia ha commentato: la vicinanza d’identità culturale tra imprenditori e manager che ogni giorno cercano di costruire valore nelle imprese; la sensibilità del comitato di Presidenza nei confronti di Federmanager testimoniato dalla qualificata partecipazione al convegno 4.Manager e il valore dei rapporti umani che caratterizzano le relazioni fra le rappresentanze di imprese e manager. L’Osservatorio 4.Manager rappresenta per il Presidente Confindustria lo strumento per costruire un rapporto virtuoso tra, rappresentanze dell’impresa e competenze manageriali, in un modo in cui i fattori di produzione sono: capitale, lavoro, conoscenza e innovazione. Il 20% delle imprese, cosiddette migliori, sono proprio quelle che negli anni hanno investo in capitale intangibile e ciò conferma la centralità del valore delle persone. Il salto culturale che deve fare l’industria italiana passa attraverso le persone e i manager, favorendo: la crescita dimensionale, il rafforzamento della governance societaria, lo sviluppo di collaborazioni di valore con le parti sociali come Federmanager per generare sviluppo. L’auspicio per la prossima campagna elettorale per le europee, è che sia su come l’Europa intende reagire ai piani aggressivi della Cina per la supremazia industriale e non sull’Europa si, Europa no. Il piano Macron francese intende investire 13 miliardi di euro a favore della competitività delle imprese francesi per superare la manifattura italiana ed è necessario considerare una manovra italiana basata su due pilastri come  indicato al Ministro Tria: uno dedicato alla soluzione della questione sociale e del contratto di governo; un secondo altrettanto importante e determinante per assicurare la sostenibilità della manovra con risorse per la crescita al fine di evitare di aumentare solo il debito. Sta a noi rappresentanti di imprese e di manager aiutare la politica a spingere nella direzione della crescita perché fra sei mesi, fra un anno, ci misureremo sui risultati e potremo considerarci soddisfatti solo se avremo più occupazione, più export, più ricchezza per il Paese.

Claudio Durigon nel confermare l’impegno per l’Europa, caratterizzato però da maggiore solidarietà, non rinnega l’impegno prioritario per l’Italia realizzando le riforme promesse in campagna elettorale, iniziando dalla cancellazione della legge Fornero, anche per favorire l’occupazione, la peggiore d’Europa ad eccezione della Grecia. “Il capitale umano, specialmente manageriale, deve essere messo al servizio del bene comune. È giunto il momento di realizzare un progetto per mettere i manager disoccupati in grado di contribuire all’economia reale del Paese. Si può combinare un’azione fra politiche attive e inserimento nelle imprese per favorire l’occupazione e sono pronto ad aprire un tavolo di lavoro sulla proposta.” ha dichiarato il Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Lavoro e Politiche Sociali che ha concluso con l’apprezzamento per l’Osservatorio 4.Manager e i risultati preliminari dell’indagine. 
Hanno concluso la presentazione dell’Osservatorio 4.Manager il direttore generale Confindustria Marcella Panucci e il direttore generale Federmanager Mario Cardoni il quale ha sottolineato l’importanza della partnership imprese – manager nella realizzazione del progetto “4.Manager”, punto di partenza al centro dello sviluppo congiunto della competenze per la produttività e le prospettive di crescita. 

Marcella Panucci ha concluso il convegno confermando la collaborazione delle imprese e dei manager testimoniato dalla prime attività di 4.Manager e riproponendo l’impegno per facilitare l’inserimento nel mondo produttivo del patrimonio di competenze manageriali inutilizzato. Un patrimonio da mettere in particolare al servizio delle piccole imprese, che caratterizzano il sistema produttivo italiano, per abilitare la crescita apportando modelli di business che possano potenziare l’export e le opportunità di mercato. L’Osservatorio 4.Manager sarà molto importante per guardare al futuro e anticipare il trend delle competenze utili per le imprese, indirizzando sia la formazione manageriale che la visione e i piani della imprese per favorire il matching ed il percorso virtuoso di crescita.

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