Bali - splendida e fragile
Viaggiatore fai da te

La foresta delle scimmie
Franco Torelli
Presidente Federmanager Trento
Sapevamo che avremmo trovato paesaggi tropicali lussureggianti, pittoresche coltivazioni di riso, templi a non finire e un mare cristallino, ingredienti per una vacanza perfetta. Ma abbiamo trovato qualcosa di più, e forse di ancor più prezioso. Ma andiamo con ordine.
Dopo un veloce cambio volo a Istanbul, arriviamo alla sera all’aeroporto Ngurah Rai di Denpasar, capoluogo di Bali, e subito ci accoglie quella botta di caldo umido che ci ricorda che siamo finiti ai Tropici. Il driver che ci porta all’albergo è di poche parole ma sempre sorridente e gentilissimo e sfidando un traffico a dir poco caotico – guida a sinistra, veloce e a zigzag – arriviamo alla capitale culturale Ubud che nei giorni seguenti visitiamo con calma.
Il giorno dopo affittiamo uno scooter e giriamo per mercati e bancarelle di artigiani, sbirciamo qualche tempio immerso nel verde, che è il colore predominante: strade e case sembrano proprio scolpite nella prorompente foresta tropicale che prevale sempre ed ovunque! Sbirciamo anche la preparazione della cerimonia funebre di un nobile di una casta altolocata: il carro funebre è una splendida e sontuosa costruzione alta una decina di metri, decoratissima e coloratissima e portata a spalla dai giovani della città: li vicino, in una seconda bellissima costruzione in legno a forma di toro riccamente dipinto, è deposta la salma che verrà bruciata e le ceneri disperse in un corso d’acqua purificatrice.

La coltivazione del riso
Dopo un buon caffè balinese andiamo a visitare la foresta sacra delle scimmie, padrone incontrastate di ogni foresta, ma in questa fitta giungla in particolare giocano, saltano, mangiano, si bagnano in totale libertà, per la gioia dei visitatori. Troviamo anche tre antichissimi templi dedicati alle tre divinità induiste, che ritroveremo poi ovunque, anche nel più piccolo villaggio. Non a caso Bali vien detta l’isola dei mille templi. E poi sempre in scooter – proprio difficile guidare a sinistra schivando tutti gli altri – via a vedere le vicine cascate Tegenungan, belle e imponenti ma piene zeppe di turisti!
Il giorno dopo non sfidiamo più la sorte e anzichè col motorino andiamo in auto con una guida alle mitiche risaie Subak, dove specchi d’acqua colmi di ninfee si alternano a ordinate e spettacolari terrazze di piantine di un accecante verde brillante. Ecco perchè l’acqua ed il riso vengono considerati un dono sacro delle loro divinità: grazie ad un clima favorevole e ad un terreno vulcanico fertile il riso è la coltivazione primaria, fonte di sostentamento e di ricchezza e non stupisce che la bellezza di questi terrazzamenti, abilmente irrigati con tecniche millenarie, sia stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità da UNESCO. Al ritorno sosta obbligata al tempio di Gunung Kawi, enorme tempio funerario con ampie vasche d’acqua dove scorrono le sacre acque… e vivono carpe enormi e voraci! Troviamo anche le imponenti nicchie millenarie scolpite nella roccia in onore delle famiglie reali. La guida ci propone anche una sosta per degustare the, caffè e cacao coltivati e lavorati sul posto… beh proprio solo per i turisti: tutti deliziosi ma costosissime le confezioni souvenir vendute all’uscita, che d’altra parte era impossibile non comprare!
Il giorno seguente lasciamo Ubud per salire a Menjangan e fare un pò di mare, ma per la lunga e tortuosa strada non possiamo perderci l’iconico tempio galleggiante Puru Ulun Danu sulle acque del lago sacro Beratan che alimenta – guarda caso – le risaie della zona, assediato ahimè da turisti da tutto il mondo, tant’è che le successive cascate Munduk le guardiamo di sfuggita (“le cascate del Nardis sono piu belle” mi scappa di dire…). In compenso la sera all’albergo ammiriamo un tramonto mozzafiato con cenetta in spiaggia.

Il Tempio Gunung Kawi
Quando si riesce a rifuggire dalle attrazioni per turisti e ci si perde in qualche tempio tranquillo, si comprende la forza di questa loro religione, l’induismo balinese: anche se in Indonesia la religione ufficiale è l’Islam, qui a Bali esiste questo sapiente miscuglio di un Induismo meno spinto di quello indiano, di Animismo molto primitivo col culto degli antenati, e la meditazione del Buddismo. Ne nasce una filosofia che vede dialogo ed equilibrio continuo tra bene e male, tra Yin e Yang, tra acqua e fuoco, da cui nasce armonia e serenità. Secondo questa filosofia l’uomo deve tendere ad una vita armonica e felice in tre ambienti ovvero da solo, tra uomini e natura e con Dio. Nei templi le statue dei demoni allontanano gli spiriti del male, le lunghe scalinate portano a portali riccamente scolpiti, i candi bentar, senza sommità proprio per liberare la preghiera verso il cielo, e i santuari hanno tanti innumerevoli tetti di paglia a più livelli per avvicinarsi alle divinità più sacre del cielo. C’è poco da fare, appena varchi la soglia di un candi bentar ti senti davvero vicino al Cielo e all’Armonia. Armonia che pare pervada chiunque, dai vecchi ai bambini tutti ti salutano e sorridono, anche nel traffico più caotico nessuno suona il clacson o si arrabbia per alcunché. Incredibile!
Dopo esserci rilassati facendo snorkeling sulla barriera corallina e nelle splendide piscine del nostro resort, riprendiamo il viaggio tortuoso verso oriente. Sosta obbligata al grande tempio e monastero buddista Brahmavihara-Arama, silenzioso e calmo da stimolare davvero la meditazione, e sotto un diluvio tropicale (per fortuna l’unico), arriviamo ad Amed, dove il mattino seguente dopo un’alba strepitosa ci tuffiamo ancora a scrutare pesci e coralli!

Franco Torelli Presidente Federmanager Trento
Ripartiamo subito perché ci sono troppe cose ancora da vedere come l’incantevole Palazzo dell’acqua Tirta Gangga che significa “acqua sacra del Gange” perché in queste monumentali fontane, stagni e piscine popolate da grandi carpe e fiori di loto si dice arrivino addirittura le sacre acque indiane del Gange!
Alla sera un’altra cenetta romantica: anche la cucina balinese è un miscuglio prodigioso di piu cucine, quella indonesiana, quella cinese e quella indiana: ovunque riso e carne di pollo assieme al curry indiano e a ottime verdure cinesi, davvero tutto gustoso anche per i nostri palati italiani… e non mancano vini e birre rigorosamente locali davvero di qualità! Beh, impossibile non pensare che questo “così poco piccante & alcool in abbondanza” sia il risultato di un adattamento della loro cultura alimentare ai gusti degli stranieri.
Il giorno dopo con la nostra guida ci spostiamo verso qualche spiaggia del sud, ma strada facendo ci viene mostrato l’artigiano che lavora abilmente il legno, quello che estrae a mano sale pregiato dal mare blu, un alto che incide splendidamente su corteccia di bambù: artigiani tutti bravissimi, però sembrano fatti proprio su misura per noi turisti! Per non parlare poi delle belle spiagge di Candidasa o ancor più quelle di Sanur, mega organizzate con resort, lounge bar e bancarelle a non finire, per la gioia dei turisti sopratutto dei vicini australiani, che sono qui per il mare e i bassi prezzi, totalmente indifferenti alla cultura e tradizione balinese che invece è ciò che più ci ha colpito e affascinato.

La spiaggia a Nusa Penida
Difatti, guardando quest’isola cosi paradisiaca, questa società tradizionale così isolata e lontana dal mondo moderno, in cui gli abitanti incredibilmente cordiali e sorridenti coltivano con pazienza il loro riso, hanno questo innato talento artistico e dedicano tempo e risorse per sontuose cerimonie per loro e per le loro divinità, capisci che il turismo ha fatto diventare Bali una splendida macchina da soldi: un’isoletta di 4 milioni di abitanti, meta dei turisti di tutto il globo, contribuisce da sola alla metà del PIL dell’Indonesia, immenso arcipelago di 17mila isole, 250 milioni di abitanti, 300 gruppi etnici, prevalentemente islamici, talvolta fondamentalisti, che vivono invece di una agricoltura povera ed arretrata.
Lasciando questa splendida e incredibile isola ci auguriamo che questo turismo di massa così pervasivo non alteri ulteriormente costumi e tradizioni, che questa filosofia millenaria continui ad essere stimolo e insegnamento agli animi stressati degli stranieri, che la natura mantenga la sua energia positiva. E che non si acuiscano ulteriormente squilibri e disuguaglianze sociali, come quelle che hanno già portato nel 2003 e nel 2005 ai sanguinosi attentati contro i turisti: ma come scrisse amaramente il giornalista Lawrence Osborne nel suo “Il turista nudo”, “il brand Bali è talmente bello, talmente radicato e talmente antico che per distruggerlo non basterà mai qualche bomba jihadista”.
24 febbraio 2025