Come favorire ripresa e crescita nel 2025
Urge una strategia industriale europea improntata all’insegna della cultura manageriale

Di Daniele Damele
Presidente Federmanager FVG
Il 2025 dovrà essere caratterizzato da una strategia industriale che dev’essere europea e improntata all’insegna della cultura manageriale. Una possibile via di sviluppo è un patto fra governi e imprese, un disegno che guardi lontano e ridia la carica a un sistema, quelle delle imprese private industriali, in cui coraggio e talento non mancano, specie a livello dirigenziale.
Non è più possibile stare fermi. La crisi in atto è europea per cui anche la soluzione dev’essere di tale portata. Negli ultimi dieci anni, gli investimenti produttivi nell’Ue sono risultati sistematicamente inferiori a quelli americani. Occorre intervenire in termini di equilibri fra occupazione, salari, attività d’impresa, fisco e burocrazia, un intervento improcrastinabile. E c’è da affrontare, sempre a livello europeo, una serie di cambiamenti epocali, fra cui la transizione digitale, la situazione geopolitica mondiale, le pressioni demografiche e (eccessive) migratorie, la frammentazione del commercio globale.
È chiaro che occorre un’azione coordinata a livello europeo favorendo investimenti pubblici e privati in beni comuni strategici. Si tratta di garantire la circolazione della liquidità, sviluppare un mercato europeo dei capitali in grado di finanziare progetti innovativi e produttivi. Sostenere gli investimenti nei settori strategici è fondamentale per spingere fortemente sull’innovazione e la modernizzazione aiutando così le imprese superando le rigidità normative che frenano lo sviluppo.
Anziché perdere tempo in norme francamente “astruse” l’Europa deve elaborare un programma di spesa comune per finanziare investimenti indispensabili per i cittadini europei. Solo così la ripresa e la crescita potranno riprendere, solo, cioè, se ci sarà reale innovazione. Stretti fra Usa e Asia, disarmati di fronte all’evidente rischio di un declino a cui nessuno Stato europeo, Germania compresa, potrà opporsi da solo, occorre lanciare un’azione comune che impedisca che sul terreno europeo si compiano confronti (meglio forse conflitti) economici altrui ben consci che gli unici a rimetterci saremo sicuramente noi. E ciò vale anche in relazione a una politica neutrale e realmente pacifica rispetto a tutti i conflitti bellici in atto.

Daniele Damele Presidente Federmanager FVG Segretario CIDA FVG
Le rilevazioni che arrivano dal report Excelsior-Unioncamere, elaborate dal Centro Studi Camera di Commercio Pordenone-Udine, registrano come i contratti di assunzione nel complesso dei comparti produttivi sono previsti nel trimestre gennaio-marzo in calo, ovvero -1.190 rispetto allo stesso trimestre 2024, il -4,2%. «Per l’industria si conferma un periodo non facile. Tra le varie cause che concorrono ci sono i tanti fronti difficili aperti a livello geopolitico ed economico, ai quali la nostra manifattura è evidentemente esposta.
E non si ferma la corsa della cassa integrazione. A dicembre le richieste presentate dalle aziende hanno letteralmente inondato gli uffici sindacali confermando l’escalation fotografata dai dati Inps nei primi nove mesi dell’anno, che mostrano una crescita esponenziale delle ore di cassa autorizzate, aumentate a doppia cifra, del 14% in Friuli Venezia Giulia e di ben il 50% in Veneto.
Un segnale adamantino della situazione vissuta dalle imprese industriali, che se da un lato fanno i conti con una fase di frenata generale, che sembra investire orizzontalmente i settori, (quasi) nessuno escluso, dall’altro scontano la mancanza di visibilità e per cautelarsi non hanno altra soluzione che giocare in contropiede, dotandosi in anticipo di un importante cuscinetto di ammortizzatori.
Tentativi che non hanno messo Veneto e Friuli Venezia Giulia al riparo dalle crisi, come certificano i numeri dei tavoli gestiti a livello istituzionale: sono state settanta le crisi gestite dalla Regione Veneto insieme alle aziende e alle parti sociali nel corso del 2024. Di queste 28 si sono chiuse, ma una quarantina ce le portiamo nell’anno nuovo. La cassa in deroga sarà necessario prolungarla ed estenderla per più settori: da quello metalmeccanico e quello del legno, pena la chiusura delle aziende.
Le crisi costellano, come detto, anche il Friuli Venezia Giulia (si pensi all’Electrolux e alla filiera dell’automotive). Incidono, come accennato, la congiuntura economica e geopolitica, la frenata tedesca e gli effetti che i conflitti in corso hanno sui mercati, ma ci sono anche questioni finanziarie, passaggi generazionali non riusciti, anche a causa del mancato ricorso a manager qualificati, problemi strutturali.
Tra le crisi che coinvolgono un numero significativo di lavoratori nel Triveneto vi sono i comparti di metalmeccanica, siderurgia, automotive, tessile, legno e concia, che stanno soffrendo. Occorre cercare nuovi mercati, ma ci vogliono anche investimenti di sistema.
25 febbraio 2025