Fondirigenti. Premi di laurea “Giuseppe Taliercio” a 40 anni dal suo assassinio
L'assegnazione dei tre premi per il 2021
Il seminario commemorativo ed il convegno
L'assegnazione dei tre premi per il 2021
A quarant’anni di distanza dal sequestro e assassinio da
parte delle Brigate Rosse di Giuseppe Taliercio, allora direttore del Petrolchimico
di Porto Marghera, FONDIRIGENTI ha voluto ricordare l’Uomo e il Manager con una
importante iniziativa: l’assegnazione dei primi tre premi di laurea a Lui
intitolati ed istituiti con le caratteristiche presentate sotto nel riquadro
specifico, nel corso di un evento di rilevanza nazionale svoltosi il 21
dicembre 2021 a Roma, presso il parlamentino del CNEL (Consiglio Nazionale
dell’Economia e del Lavoro) collocato a Villa Lubin. Determinante, per
l’attuazione di questo significativo ed importante evento così come per le
testimonianze portate, è risultato l’apporto di Federmanager Venezia.
Ilenia Mancini
Il premio di laurea “Giuseppe Taliercio”, istituito in concomitanza del quarantesimo anniversario del sacrificio del dirigente e che avrà cadenza annuale, è rivolto a giovani laureati che abbiano discusso una tesi di laurea su argomenti specifici legati alla managerialità, presso un ateneo italiano. La cerimonia di premiazione è risultata in questa sessione colorarsi simpaticamente tutta di rosa, Sono state infatti tre giovani laureate (in ingegneria gestionale, management internazionale ed economia) ad aggiudicarsi, tra i 180 concorrenti partecipanti, la prima edizione del premio. Le tre vincitrici sono state chiamate ad illustrare, seppure in forma sintetica, i loro lavori sulle grandi trasformazioni in atto: digitalizzazione, smart working e sostenibilità:
Elena Vigani
Ilenia Mancini (Ingegneria Gestionale Innovation and Management presso l’Università Federico II di Napoli) che ha presentato la sua tesi attinente le dynamic-digital Capabilities (le “attitudini” necessarie per realizzare una digital trasformation di successo),
Elena Vigani (Management internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore) che ha presentato una tesi sulla gestione dello smart-working realizzata con una ricerca sulle competenze di leadership in diversi contesti,
Claudia Del Mas (Economia e Management internazionale presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma) che ha presentato una tesi sull’applicazione dei Sustainable Development Goals (obiettivi di sviluppo sostenibile) nel settore del lusso.
Claudia Dal Mas
Il seminario commemorativo ed il convegno
La simpatica ed emozionante cerimonia
della premiazione sopra descritta è stata
preceduta da un Seminario, che ha costituito un importante momento di riflessione sugli elementi peculiari della figura
di Giuseppe Taliercio e di valorizzazione
del profilo etico-valoriale e professionale
dell’Ingegnere, manager capace e attento
alle esigenze dei lavoratori e a quelle della
collettività. Al tempo stesso, si è colta l’occasione per avviare un confronto sulla figura del Manager di oggi, di fronte alle grandi
sfide poste dalle trasformazioni dell’impresa e del lavoro. È stata anche l’occasione
per una verifica sul ruolo della Fondazione
(costituita nel 1998 da Confindustria e Federmanager, e dal 2003 arricchita anche
come Fondo interprofessionale per la formazione continua di imprese e dirigenti), riguardo la diffusione della cultura manageriale nel Paese e la capacità di Fondirigenti
stessa di evolversi assieme al contesto sociale e produttivo di riferimento.
L’incontro è stato introdotto e presentato
dall’attuale presidente di Fondirigenti Carlo Poledrini, ed ha visto come intervento
forzatamente multimediale quello del “padrone di casa” Tiziano Treu presidente del
CNEL, collegato dall’esterno. Moderatore è
stato successivamente il noto giornalista e
scrittore veneziano Adriano Favaro, autore
del recente saggio “Cronache di Piombo”,
che si sviluppa con grande dovizia di particolari interessanti proprio attorno alla figura di Taliercio (insieme a quella di Sergio
Gori vicedirettore del Petrolchimico e del
vicequestore di Polizia Alfredo Albanese
assassinati pochi mesi prima) ed al Terrorismo delle Brigate Rosse nel Veneto.
In sequenza, hanno portato la loro importante e anche commovente testimonianza Cesare Taliercio (figlio di Giuseppe),
Giorgio Fossa (presidente di Confindustria
dal 1996 al 2000), Giuseppe Notarstefano (attuale presidente di Azione Cattolica
italiana), Mario Merigliano (presidente di
Federmanager Venezia, in rappresentanza
dei dirigenti industriali veneziani che vissero direttamente il tragico periodo, del quale
viene pubblicato più sotto il sentito intervento), Rita Santarelli (past president di Fondazione Taliercio), Mario Cardoni (direttore generale di Federmanager) e Giovanni
Brugnoli (vice presidente di Confindustria
per il Capitale Umano).
La sintesi e la conclusione della giornata,
che come detto si ripeterà annualmente
per la parte riguardante l’assegnazione
dei premi di laurea, è stata ben affidata a
Massimo Sabatini (direttore generale di
Fondirigenti).
La registrazione video integrale dell’evento Fondirigenti del 21 dicembre 2021
si trova su Youtube, utilizzando semplicemente come parole di ricerca “Giuseppe
Taliercio CNEL”.
FONDIRIGENTI ha deciso di istituire, a partire dal 2021, un
concorso che prevede l’assegnazione di tre premi destinati a
giovani laureati, per tesi di laurea sui seguenti temi inerenti il
Management delle Imprese Industriali: Transizione digitale,
Sostenibilità, Inclusione e Diversità di genere, Nuove forme
di Lavoro agile.
In tal modo, Fondirigenti intende promuovere il ricordo e la figura di Giuseppe Taliercio, il manager a cui la Fondazione è intitolata, con una iniziativa che promuova i valori della managerialità nelle nuove generazioni. Il “Premio Giuseppe Taliercio”,
che è stato stabilito avere cadenza annua, è rivolto a studenti
che abbiano discusso, presso qualsiasi Ateneo italiano, una
tesi per il conseguimento di una Laurea Magistrale, con una
votazione non inferiore a 95/110.
La laurea deve essere conseguita in uno dei seguenti ambiti disciplinari: Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Psicologia,
Scienze della Formazione, Scienze Politiche, Sociologia, Statistica. Ciascun premio è pari, per l’edizione 2021 a euro tremila.
L'intevento di Mario Merigliano presidente federmanager Venezia
A Porto Marghera, già nel 1979 iniziava
una serie di attentati, o comunque di azioni violente, le cui rivendicazioni facevano
esplicito riferimento alle attività dello stabilimento Petrolchimico.
A mezzanotte e trenta del 29 marzo1979 un
rudimentale ordigno esplodeva sul poggiolo del piano rialzato dell’abitazione dell’ing.
Giorgio Cecchi, il direttore che precedette
nell’incarico l’ing. Taliercio e che, se non
fosse stato trasferito, sarebbe stato ucciso
lui invece che Taliercio. Un manoscritto, a
firma BR con la stella a 5 punte, prometteva
infatti di far pagare all’ing. Cecchi l’ultimo
grave incidente in fabbrica, che aveva causato la morte di tre operai.
Nella notte del 25 novembre 1979 veniva
fatta esplodere una bomba carta al cancello d’ingresso dell’abitazione di Mestre
dell’ing. Sauro Gaiba.
Alle sette e trenta di martedì 29 gennaio
1980, veniva assassinato sotto casa l’ing.
Sergio Gori, vicedirettore del Petrolchimico. Giunse, allora, in fabbrica anche il
Presidente della Repubblica Sandro Pertini
che dichiarò, lui anziano combattente nella
Resistenza, di voler riprendere la sua lotta
partigiana contro il nuovo fascismo.
Carlo Poledrini
Adriano Favero
Cesare Taliercio
Tiziano Treu
Il 20 ottobre 1980 veniva aggredito, nel cortile di casa sua al centro di Mestre, l’ing. Luciano Strizzolo, membro del sindacato dirigenti della Montedison, accusato di ripetute minacce di licenziamento agli operai. Dopo averlo fatto inginocchiare gli venne appeso al collo un cartello con la scritta “sono uno sfruttatore della classe operaia” e la fotografia scattatagli con una macchina polaroid fece il giro dei giornali e delle fabbriche. Una copia venne inviata, tra gli altri, anche all’ing. Taliercio, il nuovo direttore del Petrolchimico. Dopo l’assassinio di Sergio Gori, le Brigate Rosse uccisero con un agguato a Mestre, alle sette e trenta del 12 maggio 1980, anche il vicecapo della Digos della Questura di Venezia dr. Alfredo Albanese. In questo contesto maturò l’assassinio dell’ing. Taliercio. Il Petrolchimico era stato interessato da una serie di ristrutturazioni di cui Taliercio dovette farsi carico. Nel marzo 1981, si era dovuto dar corso a cassa integrazione per molti operai e, prima dell’arrivo di Taliercio, negli anni precedenti, si erano verificati diversi incidenti a Porto Marghera. l’Ingegnere stava tuttavia investendo cifre notevoli per la sicurezza e la qualità dell’ambiente. Voleva, anche, cambiare la credenza che si stava diffondendo della fabbrica come luogo d’inquinamento e di morte, coinvolgendo a tal fine i propri dirigenti a invitare nella fabbrica i cittadini, ai quali lo stesso ing. Taliercio spiegava come funzionavano le attività del Petrolchimico e i relativi processi di produzione. Taliercio decise quindi di rimanere alla guida del Petrolchimico e di rappresentarlo pubblicamente, sui giornali e in televisione. Nonostante il suo ruolo, era stimato soprattutto dagli operai. L’ex leader di “Potere Operaio” all’interno del Petrolchimico, Italo Sbrogiò, ha detto di lui: “Era un grande tecnico, ma troppo leale con la sua fede cristiana per occupare il vertice di una multinazionale, fatto di furberie e fondato sulle bugie. Era un uomo di una gentilezza e competenza estreme. Nella sua coscienza sentiva lo stridore del Sistema”. Il 20 maggio1981 si teneva a Roma il primo Consiglio nazionale del FNDAI (ora Federmanager), presieduto dall’ing. Paolo Fornaciari, quando, nel corso della riunione, giunse l’agghiacciante notizia del rapimento, avvenuto all’ora di pranzo ad opera di un commando di brigatisti rossi nella sua casa di Mestre, dell’ing. Giuseppe Taliercio, Direttore del Petrolchimico di Marghera.
Giorgio Fossa
Giuseppe Notarstefano
Mario Merigliano
Rita Santarelli
Il fatto suscitò una generale forte preoccupazione e, in Federazione, tutti convennero che si doveva tentare ogni strada e utilizzare ogni mezzo per salvare la vita al collega e per restituirlo incolume alla sua famiglia. Purtroppo, in quei giorni, pressoché tutti i giornali avevano decretato il silenzio stampa: unica eccezione l’AVANTI con il Direttore Intini, mentre i brigatisti, forse nel tentativo di coinvolgere la classe operaia nella lotta armata, chiedevano esplicitamente un atto in favore dei lavoratori del Petrolchimico, per i quali la Montedison aveva preannunciato la classe integrazione. Le richieste dei Brigatisti, per le quali si attendevano delle offerte dalla controparte, sono in parte desumibili da alcune lettere scritte dall’ing. Taliercio ai colleghi dirigenti del Sindacato di Venezia, ing. Luigi Di Stasi, all’epoca presidente, e all’ing Riccardo Bosio coordinatore RSA dirigenti Montedison a Marghera. In queste lettere veniva richiesto di “approfondire, attraverso i mezzi di comunicazione, il tema di ristrutturazione della fabbrica”, dando spazio “alla voce e al pensiero dei protagonisti e di chi se ne fa carico insieme a loro, delle lotte contro la cassa integrazione, i licenziamenti, la mobilità”. La nostra Federazione fece subito appello alla Montedison “ad adottare ogni misura possibile, nella situazione di Porto Marghera, per salvare l’ing. Giuseppe Taliercio e restituirlo al più presto alla sua Famiglia”. Al Governo fu richiesto “di impedire, con ogni mezzo, che venisse consumato l’assassinio di un uomo probo, giusto, onesto e valido lavoratore e di intensificare i provvedimenti di prevenzione e controllo, perché nelle grandi aziende industriali venisse impedito alle forze eversive di accendere nuove guerriglie” respingendo, in ultimo, “il tentativo di attribuire alla dirigenza industriale fatti e situazioni dovuti alla crisi economica, industriale e morale che il Paese sta attraversando”.
Mario Cardoni
L’incontro con il Ministro dell’Interno, On.le Virginio Rognoni, non dette grandi risultati: molta comprensione e promesse di impegno, ma anche preoccupazione e consapevolezza delle obiettive difficoltà. Il pensiero del Ministro era che il passare dei giorni, ove la tragedia non si fosse subito consumata, avrebbe favorito una soluzione positiva. Anche dal Presidente della Montedison, Mario Schimberni, uno degli uomini più in vista del Paese, non si ottenne il risultato sperato. Da un lato l’esperto di antiterrorismo del Presidente invitava ad un cauto ottimismo, dall’altro lo stesso Schimberni non era disponibile a scendere a patti o a trattare con i brigatisti. Comunque, secondo quanto riferito vent’anni dopo da chi lavorava a stretto contatto con il Presidente, Schimberni avrebbe dato carta bianca qualora ci fosse stata la necessità di versare cifre per salvare Taliercio.
Massimo Sabatini
Ma Giuseppe Taliercio, nella mentalità brigatista, doveva essere presentato come il responsabile di inquinamento, licenziamenti e morti. E la sua uccisione avrebbe dovuto favorire un collegamento tra operai e brigatisti. Cosa che non avvenne.
Uno dei sequestratori intervistato nella famosa serie di RAI 2” La Storia siamo noi” dichiarò:
“Chi gestiva da Roma questo sequestro si aspettava che la controparte facesse delle offerte. L’idea di avere rapito il responsabile di un delitto sociale come morti sul lavoro o l’inquinamento era come ci desse un diritto di vita o di morte. E per evitare questo pensavamo dovesse la controparte offrire qualcosa”.
Giovanni Brugnoli
Erano passati 47 giorni, quando quel 6 luglio 1981, ci colse improvvisamente, come una mazzata, la terribile notizia del ritrovamento del corpo dell’ing. Taliercio, nelle vicinanze del Petrolchimico, rinchiuso nel bagagliaio di una 128 azzurra.
Mentre torna ancor oggi, con angoscia, alla nostra memoria, la tragedia che colpì il nostro collega Taliercio, vittima di un odio tanto insensato quanto folle, e il grande dolore arrecato alla sua famiglia, vorrei concludere con la citazione di un noto sacerdote di Mestre,
Don Franco De Pieri, da sempre molto vicino alla famiglia Taliercio: “C’è un salmo che dice: –
Dalla morte degli empi non si sa cosa fare e dalla morte dei giusti si raccoglie qualcosa – e noi abbiamo raccolto molto”.
Anche Fondirigenti ne è una prova, nel ricordare per sempre chi all’impresa e per i valori dell’impresa ha sacrificato la vita nel nome del dialogo, della comprensione e della mediazione sociale; e poi ricordare, dopo lo sgomento e lo sconforto, l’idea di creare una Fondazione perché l’azione del collega si perpetuasse attraverso un’azione a favore dei dirigenti, a favore del loro aggiornamento professionale e culturale, quale sostegno al loro insostituibile ruolo nell’Impresa.