Pedalando per fiumi e lagune
Come combattere l'overtourism. L’amico Franco Torelli, che ringraziamo, ci fornisce questo bellissimo ed inusuale resoconto di “Viaggio fai da Te” veramente esemplare e che interpreta in pieno il significato e la motivazione di questa rubrica. Esperienza da prendere ad esempio per analoghe avventurose uscite. Tutti i lettori possono trasmettere le loro esperienze di viaggio, vicine o lontane, con unico vincolo che le stesse siano “preparate in casa e su misura”. Inviate il vostro prodotto a giannisoleni49@gmail.com e lo vedrete pubblicato nei prossimi numeri.

Franco Torelli Presidente Federmanager Trento Neo componente del Comitato Nazionale Pensionati
Quando siamo partiti in bici da Treviso non ero affatto certo che saremmo arrivati fino a Marina di Ravenna, anzi, ero pronto a fare dietro front alla prima difficoltà. E invece l’energia di mia moglie e l’emozione del viaggio mi hanno davvero sorpreso e stimolato! Partiamo infatti entusiasti e incoscienti da Treviso imboccando la bella ciclabile Treviso-Ostiglia ricavata nella vecchia sede della linea ferroviaria, con tanto di antiche stazioncine adibite a punti di ristoro. Puntiamo ad arrivare a pernottare a Strà sfruttando la bella e lunga giornata di sole di fine primavera, però scopriamo che oltre alla splendida villa Pisani lì non c’è poi molto da vedere e per cenare dobbiamo ripiegare su un’apericena nell’unico baretto aperto. Il mattino dopo partiamo motivati in direzione di Rosolina Mare costeggiano il Brenta: l’argine è quasi sempre sterrato, molto piacevole con stupendi campi coltivati a perdita d’occhio. Costeggiamo poi per un lungo tratto l’ampio Adige e giungiamo alla città di “mare e natura, riserva biosfera UNESCO” come recita la targa all’ingresso. Il paese di Rosolina Mare è piccolo e piacevolmente immerso nel verde, su questa lunga lingua di terra tra le foci dell’Adige e del Po; la spiaggia è grande e ben attrezzata ma il mare così torbido e sporco mi ha rattristato dopo il mio entusiastico tuffo! Il mattino successivo, dopo una ricca colazione riprendiamo il nostro percorso e scendiamo verso la Romagna; lasciamo purtroppo gli ariosi argini dei fiumi e da Taglio di Po in avanti dobbiamo accontentarci di noiose ed infinite stradine asfaltate rettilinee che tagliano sterminati campi di frumento, manciate di casette sparse qua e la, pochissimi paesini dove sostare e riposare. E addirittura qualche brutto chilometro lungo la trafficatissima statale SS 309 Romea con i TIR che ti sfrecciano a pochi centimetri! Per giunta il tempo peggiora e ci aspetta un cielo nero minaccioso, per cui decidiamo di cercare in fretta e furia un alloggio nel prossimo paese e a Volano, in provincia di Ferrara, troviamo un alberghetto perso tra canneti e stagni. Dopo il furioso temporale che abbiamo preso per fortuna solo di striscio, arriva il sereno e scopriamo che siamo arrivati in un pezzo di paradiso: stagni luccicanti dove ci salutano fenicotteri rosa e splendidi aironi cinerini, i profumi e i suoni della natura, il tranquillo Po di Volano – l’antico percorso del fiume – che qui si getta nell’Adriatico. Ma soprattutto accanto all’albergo troviamo un ristorante che fa un pesce spettacolare che ci riconcilia col mondo.

Dall’alto Comacchio Fenicotteri

Il mattino seguente non possiamo perderci la vicina Oasi di Canneviè, una bella camminata attraverso i vasti stagni e dai vari punti di osservazione ammiriamo fenicotteri, folaghe e germani reali che indisturbati si godono in tranquillità questo angolo del Parco del Delta del Po. Ripartiamo subito dopo alla volta di Marina di Ravenna per salutare una nostra zia che non vedevamo da anni, il miglior pretesto per motivare il nostro viaggio! Gli estenuanti rettilinei nella campagna romagnola si concludono finalmente in questo bel paesino in mezzo al verde e sull’ampia spiaggia… e soprattutto nella sala da pranzo di zia Rosy che ci aspetta con una indimenticabile frittura di pesce! L’indomani iniziamo il nostro percorso di ritorno, che stavolta lambisce le splendide valli di Comacchio e il fiume Reno tra il verde degli argini, l’azzurro delle acque e il blu del cielo. Una breve sosta nello sperduto paesino di Anita, nel ferrarese, per salutare nostri amici – e curiosare nel loro allevamento di cuccioli cocker spaniel! – e costeggiamo ancora le valli fino alla bella Comacchio. Gli scorci dei ponti e dei canali alle luci del tramonto e i bei palazzi settecenteschi la fanno sembrare una piccola Venezia, ma decisamente meno affollata di turisti, più silenziosa e ordinata, sobria, da gustare con la giusta calma. Il mattino seguente partiamo sotto un cielo plumbeo, salutiamo la Romagna per rientrare nel Veneto. Decidiamo di puntare direttamente su Chioggia anche se si tratta di 75 km piuttosto noiosi… e infatti arriviamo sull’imbrunire davvero nervosi e stanchi. Chioggia è sempre vivace e accogliente e con una magica passeggiata notturna tra ponti, canali e palazzi, passa ogni stanchezza. Il mattino seguente ci alziamo carichi e decisi per affrontare l’ultima tappa: in traghetto fino alla lunga e sottile isola di Pellestrina, perfetta per chiudere in bellezza la ciclo-avventura. La splendida ciclabile tra argine e laguna è disseminata di piccole case di pescatori, deliziose osterie e trattorie. Alla fine dell’isola un altro traghetto ci porta al Lido di Venezia, la poesia della laguna lascia il posto alla vivacità, al viavai di automobili, all’eleganza dei palazzi del Lido. Al termine del Lido ancora con un traghetto superiamo Venezia, inaccessibile ai ciclisti ma che si lascia ammirare iconica tra cielo e mare, e ci portiamo direttamente al mitico Ponte della Libertà, questo rettifilo tra acqua e cielo che taglia di netto la laguna. Un ultimo sforzo ricco di soddisfazione ed orgoglio nell’aver percorso in una settimana oltre 400 km di emozioni, risate, paure, sorprese. Sempre e solo belle sorprese, indimenticabili e forse irripetibili.