Il Piano Nazionale Industria 4.0 assume per il Governo la denominazione di "Impresa 4.0" allargando il perimetro dei soggetti coinvolti, come naturalmente accadrà nella realtà, perdendo però la necessaria focalizzazione per sostenere la seconda manifattura europea.
Occorre puntare sulla e-leadership per riallineare la cultura manageriale all’era digitale. Se l'Industry 4.0 rappresenta un’opportunità per i manager, contestualmente è vero anche l’inverso: i manager sono l’opportunità di cui questa trasformazione necessita.
La sinergia tra PMI e managerialità rappresenta la chiave di volta attraverso cui il Sistema Paese può non solo reggere l’impatto della rivoluzione in atto, ma anche cavalcarne l’onda per riaffermare l’eccellenza della nostra manifattura.
Per avere successo occorre un team di solide competenze, a cominciare da quelle manageriali. È giunto il momento di sviluppare le potenzialità delle PMI, incentivando l’inserimento di competenze manageriali in grado di stimolare e guidare il processo di internazionalizzazione.
Per crescere occorre cambiare. Se pensiamo di poter riprendere un percorso virtuoso di sviluppo duraturo del Paese seguendo le logiche del passato, il rischio di fallimento è alto.
Industry 4.0 ci offre questa opportunità. Cambiare significa innanzitutto innovare e la tecnologia è lo strumento che più ci aiuta ad evolvere. Ma la tecnologia è il mezzo, non il fine. In realtà tutto ciò che definiamo tecnologie abilitanti richiede di essere gestito e, non a caso, il Piano nazionale Industria 4.0 (2017–2020) intende agire su alcune linee chiave: gli investimenti innovativi, la spesa per R&D, le infrastrutture abilitanti, gli strumenti pubblici di supporto e le competenze. Ed è su questa ultima direttrice che intendo soffermarmi: le competenze.
Chi sembra farla franca, anche questa volta, sono gli evasori, quelli che di fatto mettono le mani nelle tasche degli onesti cittadini che fanno il proprio dovere e pagano anche per loro. Non ci siamo proprio!
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